7.0
- Band: BLOOD THIRSTY DEMONS
- Durata: 00:40:43
- Disponibile dal: /04/2005
- Etichetta:
- My Graveyard Productions
Ci sono in giro decine di gruppi che, per la smania di suonare come ipropri idoli di gioventù, escono sul mercato con album assolutamenteanonimi e senza nerbo: fortunatamente questo non è il caso dei lombardiBlood Thirsty Demons, epigoni dei Death SS che furono (quelli deglieighties). La band infatti, seppure fortemente influenzata dallacreatura di Steve Sylvester e Paul Chain, sta in piedi con le propriegambe, assomiglia ai maestri ma non scade mai nella scopiazzatura. IBlood Thirsty Demons sono la creatura del leader Cristian Mustaine,nome che evoca retaggi thrash qui completamente assenti; Mustaine suonachitarra e basso, oltre ad occuparsi delle voci, mentre alla batteriatroviamo Karl Skyquake. Le nove canzoni più intro sembranoincredibilmente uscite dagli anni Ottanta, sia per quanto riguarda laproduzione scarna che per la semplicità del songwriting. La precisascelta stilistica della band (vincente secondo chi scrive) cheprivilegia la snellezza e l’immediatezza, andando controcorrenterispetto a quanto proposto oggi dalla maggior parte dei gruppi incircolazione, Death SS compresi, non significa che i pezzi sianoelementari o scritti con pressappochismo. Anthem come “Let The WarBegin” e “Blood Thirsty Demons” restano impressi dopo un solo ascolto efanno capire che la band ha delle ottime capacità di scrittura e buonedoti esecutive. Tallone d’Achille del lavoro è la voce di Cristian,piuttosto fallace soprattutto nei momenti dove dovrebbe esseremefistofelica, come in “I Am The Evil” per esempio, pezzo lento edevocativo, tratteggiato dalle tastiere dell’ospite Gabriele Colombo.Per il resto l’album regge benissimo anche alla distanza, ricordando,oltre ai già più volte citati Death SS, anche gli Angelwitch e KingDiamond, tutta gente che ha basato le sue fortune su partituresulfuree. Il vero punto di forza dei nostri è proprio l’unire questeinfluenze ad un approccio allo strumento grezzo e quasi minimale, unpo’ sulla falsariga degli Obsessed, perdendo sicuramente a livello diatmosfera, ma risultando molto più veri e “ignoranti” delle band sopracitate. Album notevole, quindi, quello dei Blood Thirsty Demons, cheavrebbe avuto una votazione ben più alta se non fosse stato per ilsinger. L’effetto Steve Sylvester ha funzionato solo nei Death SS,grazie anche all’enorme personalità del cantante: in tutti gli altricasi sin qui sentiti è stato più un freno che un pregio, e i lombardinon fanno eccezione. Comunque, al di là di queste considerazioni, citroviamo davanti ad un’ottima band della quale sentiremo riparlarepresto.