6.5
- Band: BLOOD THIRSTY DEMONS
- Durata: 00:44:33
- Disponibile dal: 05/11/2010
- Etichetta:
- My Kingdom Music
- Distributore: Masterpiece
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Dopo anni passati sotto il vessillo autarchico e tetragono dell’horror metal ottantiano, già con il precedente “Occultum Lapidem” i Blood Thirsty Demons avevano innestato delle partiture thrasheggianti sul loro tappeto sonoro mutuato direttamente da Death SS e Mercyful Fate. Ora, con il nuovo “Misanthropy” (album che inaugura la collaborazione con la My Kingdom Music) Christian Mustaine e compagni amplificano la vena thrash della loro proposta, a discapito di un metallo ancestrale e dalle atmosfere sulfuree. Il fil rouge che lega comunque l’ultimo album alla precedente discografia della band è in ogni caso abbastanza saldo e viene esplicitato tramite un amore filologico per gli anni ottanta, qui ripresi non solo a livello musicale, ma anche in modo visivo e grazie ad una produzione che definire essenziale è riduttivo. Dopo un’intro molto classica nella quale tastiere e clavicembalo ricreano umori cari al Re Diamante, veniamo proiettati all’interno dell’album dalla title track, una rasoiata heavy thrash piuttosto semplice ma ben congegnata che miscela in sé Mercyful Fate e Megadeth, con il singer che imbastardisce la propria ugola portandola su acide tonalità rimembranti Zetro Souza. Tutto l’album si muove sulle stesse coordinate stilistiche, con alcuni episodi che rallentano un po’ il ritmo (“Cthulhu”, parte di “Wicked Dream”) ed altri che invece si muovono su tempi decisamente sostenuti (“Dead Rising”, “Suffering Of The Vampire”). Da segnalare anche la cover di “Come To The Sabbat” dei Black Widow che a suo tempo avevano già ripreso anche i Death SS; il brano risulta essere un po’ fuori contesto e si sarebbe sposato meglio con gli album del passato. Le performance dei singoli sono come sempre efficaci nella loro semplicità ed il songwriting è onesto e anche se paga dazio ai grandi nomi del genere riesce comunque ad essere coinvolgente. Rispetto ai lavori precedenti “Misanthropy” guadagna sicuramente in impatto ma perde irrimediabilmente le atmosfere orrorifiche che avevano reso tanto gradevoli “Let The War Begins” e “Mortal Remains”; anche la scelta di escludere quasi completamente le tastiere contribuisce a far perdere un importante livello di lettura che avrebbe migliorato l’insieme. Come sempre comunque i Blood Thirsty Demons si dimostrano musicisti appassionati e se avete voglia di un salutare salto nel grezzume degli eighties la loro musica non vi deluderà.