7.5
- Band: BLOOD YOUTH
- Durata: 00:49:04
- Disponibile dal: 22/02/2019
- Etichetta:
- Rude Records
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Una volta scartato questo secondo lavoro dei ragazzi inglesi e messo nello stereo, ci siamo sentiti, di primo acchito, un po’ spaesati dalla loro nuova pelle, avendo i Nostri imbastardito sensibilmente la propria proposta con una robusta dose di elementi nu metal, inclusa una copertina di lieve ispirazione ‘slipknotiana’. Una volta acclimatati, però, ci siamo resi di quanto organica e fluida questa evoluzione sia stata per i Blood Youth, andando a mostrarci una band che non ha paura di uscire dalla propria zona di comfort e sperimentare. Come preannunciato in apertura, con questa nuova opera, il collettivo dello Yorkshire prova a mescolare un po’ le carte in tavola, dando una sensibile virata nu-crossover al timone, senza però snaturare il proprio sound, che ricordiamo essere un hardcore metallizzato di scuola britannica con abbondanti divagamenti melodici, abbastanza vicino a quanto propongono i compagni di isola Architects, anche di discreta fattura, come potete notare dai giudizi dati da noi in passato. Questo ”Starve” è il prodotto di una band che sembra non volersi ripetere, senza comunque dimenticare i soliti muscoli e ruvidezze ai quali i ragazzi ci hanno abituato, e le sempre ben ariose aperture in pulito nei ritornelli, che in quest’ultimo episodio sono state rese ancora più ficcanti ed orecchiabili. Dall’intro “51/50”, tipica spia pre-accensione dei motori, veniamo presi di petto dalla cazzuta titletrack, che setta molto bene il tono del lavoro, con chitarroni bassi e zanzarosi, ritmiche groovy e incalzanti, dal chiarissimo piglio crossover, insieme ai soliti ritornelli da cantare sotto la doccia. Stesso discorso dicasi per la successiva “Cut Me Open”, vero e proprio singolo spaccaclassifica del lotto, che resta cementato in testa dal primo ascolto, con quel suo gusto misto tra Beartooth e Staind del decennio passato, così come le altre “Spineless”, più urgente e spigolosa, “Nerve”, con le sue strofe prima bisbigliate e poi urlate, tessute su di un poderoso tappeto ritmico, o “The Answer”, snella e ammiccante, per chiudere una prima parte di tracklist davvero senza sbavature. Il lato B continua sulle stesse validissime coordinate anche se, complici dei divagamenti eccessivi e forse dei pezzi lievemente meno freschi ed ispirati, non riusciamo a toccare i livelli di grazia della prima parte, ma in ogni caso abbiamo davvero poco di cui lamentarci. Il frontman Kaya Tarsus, trascina la baracca egregiamente in ogni frangente, dallo scream tout court al simil-rappato, passando per i frangenti in pulito dove le architetture hanno oggi una resa ben più efficace rispetto ai primi lavori.
La band di Harrogate, forte di una prolificità invidiabile e di uno zoccolo duro di fedelissimi, sta già raccogliendo un successo notevole, andando adesso ad imbarcarsi nel primo tour europeo da headliner. Onestamente, non possiamo che essere contenti per i ragazzi, in quanto l’hype sembra essere, per una volta, assolutamente meritato. Avanti così!