7.0
- Band: BLOODFLOWERZ
- Durata: 00:42:55
- Disponibile dal: 26/06/2006
- Etichetta:
- Silverdust Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Gothic, metal, rock’n’roll, pop: la stessa biografia dei tedeschi Bloodflowerz riassume piuttosto chiaramente e precisamente il contenuto della loro nuova fatica discografica, il terzo disco “Dark Love Poems”. Avevamo lasciato la band di Kristen Zahn, piacente vocalist femminile, al precedente “7 Benedictions / 7 Maledictions”, un buon disco ma prolisso e un po’ troppo anonimo; ebbene, i Bloodflowerz, in questi tre anni di silenzio, hanno anche pensato allo scioglimento, nel momento in cui mezzo gruppo si è dato alla macchia. Kristen ed il batterista Tim Schwarz hanno però resistito e, con l’apporto dei nuovi Jochen Laser (chitarra) e Jan Beckmann (basso), hanno dato nascita al qui presente platter. Differenze con il predecessore? Poche. Non di certo a livello di stile, sempre impostato su di un gothic metal di stampo teutonico, moderno e potente, orecchiabilissimo e con melodie vocali al limite del pop. Il quartetto sembra camminare sul filo del rasoio, non sapendo se affidarsi ai nomi storici del gothic nazionale (Crematory) oppure dedicarsi in pieno alla nu-metallizzazione del suono, in una sorta di Lacuna Coil germanici. Probabilmente, il songwriting dei Bloodflowerz è semplicemente questo, nessuna volontà di forzare la musica e tanta passione per canzoni melodiche, struggenti, groovy e accattivanti allo stesso tempo. La prova vocale di Kristen è ottima, nulla da dire, essendo essa soprattutto migliorata in espressività e varietà. I tre musicisti la seguono con precisa bravura, senza far mai gridare al miracolo ma dando comunque il loro fedele ed utile apporto alla causa. Brani come l’opener “Sajidas’ Song”, “Damaged Promises” e “Queen Of The Freakshow” sono ottimi esempi di gothic metal robusto ed al passo dei tempi, mentre “Dark Angel”, con le sue schitarrate acustiche, ricorda abbastanza la celebre “My Wings” dei succitati Lacuna Coil; “Anthem For A Stranger” e “The Fool And The King” si avvalgono invece della presenza di uno shawm (una sorta di antico flauto arabo-spagnolo) e di un violino, atti a rendere più originale (prendete il termine con le pinze) la proposta del combo, il quale dimostra ancora una volta di non disdegnare affatto l’influenza di due fra i gruppi tedeschi più in voga, ovvero In Extremo e Rammstein. Nettamente diminuito il minutaggio del disco – e meno male! – elettronica usata con parsimonia e nei punti giusti, i Bloodflowerz si confermano a livelli medio-alti: non sono certo i primi della classe, ma la loro musica è fra le più energiche ed oneste del genere. Insomma, un bel passatempo per gli amanti di tali sonorità. Seconde linee di lusso.