6.5
- Band: BLOODJOB
- Durata: 00:17:14
- Disponibile dal: 10/03/2023
- Etichetta:
- Lethal Scissor Records
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Cinque onesti mestieranti al servizio della causa death metal più incline all’orrore e allo splatter. I Bloodjob, dalla regione tedesca dell’Assia, non possono certo essere definiti dei fuoriclasse, né tantomeno dei musicisti in grado di convogliare una scarsa personalità all’interno di un suono pienamente efficace e coinvolgente, tuttavia – come per tanti altri gruppi transitati da queste pagine – vanno riconosciuti loro almeno un paio di pregi: una passione genuina verso il filone in oggetto (che porta anche i brani più telefonati a contare su una veemenza di fondo tangibile, tipica di chi si diverte davvero a fare ciò che fa) e una cura per i dettagli che rigetta il rischio di approcciarsi a lavori raffazzonati o dilettantistici.
“Metastasis” arriva a quattro anni di distanza dall’esordio sulla lunga distanza “Sick Concept Humanity”, e fin dalla copertina a metà strada tra un film di Yuzna e uno di Cronenberg si presenta come un classico prodotto della scena brutal-core, pur senza ricorrere a soluzioni dal taglio troppo opprimente e gutturale. I Nostri sono chiaramente cresciuti con il mito di formazioni affermatesi nel nuovo millennio come Dying Fetus, Benighted e Aborted, e in questo EP edito dall’italianissima Lethal Scissor non fanno altro che riproporne gli stilemi nel corso di un’aggressione moderna ma non troppo, tecnica senza esagerare, in cui elementi dell’universo death e grind vengono mescolati avendo sempre a cuore il concetto di groove. Nulla di stupefacente o che possa anche solo in minima parte insidiare il posto di un “Icon” o di uno “Stop at Nothing”, ma comunque divertente, fluido e sincero, con il quintetto che dal primo all’ultimo minuto della (breve) tracklist dà effettivamente l’impressione di impegnarsi a fondo per accontentare i fan del genere.
La scrittura – come detto – stenta a regalare passaggi veramente ingegnosi, ma allo stesso tempo, nel loro limitarsi a seguire l’ABC in un saliscendi ritmico di blast-beat e parti cadenzate, le varie “All for the Good”, “Basement Breed” e “Drowning in Defecation” (che delicatezza!) non scendono mai sotto un livello qualitativo dignitoso, dando conferma dell’esperienza di questa band in giro ormai dal lontano 2007. Se stravedete per i nomi citati, investirci diciassette minuti della vostra giornata non potrà farvi del male.