6.5
- Band: BLOODSHOT DAWN
- Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 26/10/2014
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A volte il mercato discografico è un mistero. Con tutto il pattume che viene pubblicato ed il numero di band fotocopia, non ci si spiega perché anche “Demons” dei Bloodshot Dawn sia rimasto senza produzione e, quindi, pubblicato in modo indipendente dalla band. Gli inglesi, abbandonate in parte le influenze groove dell’ottimo “Bloodshot Dawn”, si ripresentano con un disco di death metal moderno, melodico e violento. Le sonorità della band non sono esattamente tipiche della scena inglese e ricordano più band come Arch Enemy ed In Flames. Intendiamoci, “Demons” non è certo un disco particolarmente originale e, più che sulle melodie, punta sulla cattiveria e sul mestiere dei quattro musicisti che sanno certamente il fatto loro. Si inizia, comunque, con un riff dalle reminiscenze fortemente svedesi che, però, va a “morire”, per lasciare posto ad un drumming violento ed al growl aggressivo e profondo di Josh McMorran; si prosegue sulla falsariga dell’opener, ma il sound dei Bloodshot Dawn si fa, via via, più violento, concedendo meno alla melodia; l’impressione, in realtà, è che il gruppo si diverta molto di più a picchiare duro che a dimostrare le proprie capacità compositive o tecniche (per altro notevoli). L’apice lo si raggiunge con “Black Hole Infinitiy” che, col suo blast beat, i rapidissimi break ed i riff velocissimi ricorda quasi i Dying Fetus. Groove ? Gli Scar Symmetry inglesi ? Tutto sparito, spazzato via da una botta di death metal completamente “in your face”. Così alla successiva “Human Void” viene subito voglia di moshpit, un pezzo che irrompe senza troppe pretese, ma assolutamente efficace. Ad ascoltarli bene, però, ci accorgiamo che i Bloodshot Dawn sono molto “pestoni” di quanto vogliano apparire; sono ottimi musicisti e sfornano un disco molto “furbo” che cerca di accattivarsi i fan delle band più blasonate. Eppure quando termina il disco, con la title-track che – un po’ come in apertura – rimanda a certa scuola svedese, non possiamo non domandarci perché questa band non sia contesa dalle etichette “importanti” che, solitamente, cercano spasmodicamente qualcosa che suoni esattamente come le band che fanno vendere tanti dischi e, sopratutto, tanto merchandise. La band inglese potrebbe essere sbattuta sul main stage di un qualunque festival europeo e attirerebbe un nutrito gruppo di entusiasti. Comunque questo “Demons” resta un disco onesto, non certo imprescindibile, ma in grado di svolgere egregiamente il suo lavoro. Se siete fan delle band citate nella recensione, provate a dargli un ascolto, potreste restare piacevolmente sorpresi.