BLOODYWOOD – Nu Delhi

Pubblicato il 18/03/2025 da
voto
8.0
  • Band: BLOODYWOOD
  • Durata: 00:32:59
  • Disponibile dal: 21/03/2025
  • Etichetta:
  • Fearless Records

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Negli anni d’oro del nu metal, a cavallo del nuovo millennio, c’erano una pletora di band sì di diversa estrazione, ma pressoché tutte accomunate dalla provenienza geografica dal continente americano. Un quarto di secolo dopo, complice la globalizzazione e la contaminazione con altri generi, i figli putativi di Fred Durst provengono ora da ogni angolo del mondo, compresa l’India da cui arrivano i sempre più lanciati Bloodywood.
Dopo l’ottimo “Rakshak” – disco che ha permesso loro di approdare in classifica e sui palchi dei maggiori festival, oltre ad apparire con “Dana Dan” in una scena di lotta del blockbuster “Monkey Man” – il power trio ha firmato con la Fearless Records ed è ora pronto al definitivo salto di qualità con “Nu Delhi”, gioco di parole che rimanda al genere e alla città di appartenenza.
Se il momento clou è l’inedito melting pot culturale con le Babymetal su “Bekhauf” – evidente tentativo di emulare il successo di “RATATATA” con gli Electric Callboy, per l’occasione avvicinandosi più al electro/kawaii/-core con tanto di “blegh” finale – bisogna riconoscere come, rispetto al precedente album, gli elementi folk siano stavolta ben amalgamati nella struttura dei pezzi piuttosto che fungere da mero contorno, così come la componente nu metal, pur pescando a piene mani dal campionario di chitarroni ribassati e scratch, risulta meno stereotipata e ancora più efficace grazie ad una produzione più potente.
Se l’opener “Halla Boll”, al netto della componente bollywoodiana e di un cantato leggermente più sporco, potrebbe essere l’ennesimo pezzo clone dei primi Linkin Park, la successiva “Hutt” alza il tiro grazie ad una ritmica tribale che minaccia di mettere a dura prova le cartilagini in sede live, così come “Dhadak” gioca con l’elettronica ed uno stile percussivo tribale, avvicinandosi più alle nuove generazioni (dai Wargasm agli Alien Weaponry) che ai più classici Limp Bizkit e Korn.
Interessante anche il tentativo di adattare le ritmiche di chitarra alla musica folk e non viceversa (“Kismat”, dove fa la sua comparsa anche un sitar) così come il bhangra-core di “Daggebaaz” rappresenta una divertente variazione sul tema (con tanto di beatdown deathcore sul finale), anche se chiunque abbia un minimo di familiarità con il cinema indiano di genere (da “RRR” a “Paṭhān”) troverà ancora più soddisfazione nella grandeur pacchiana di “Tadka”, strampalato miscuglio di chitarroni, scratch, dhol, corni e flauti con tanto di megarutto finale.
Mescolando alla perfezione le parti rappate con il cantato in lingua madre, la title-track posta in chiusura ci teletrasporta nel caos della metropoli indiana (“Welcome to the land of the Wild, Wild East”), confermando il definitivo passaggio da ‘fenomeni da Youtube’ a band da tenere d’occhio ai festival.

TRACKLIST

  1. Halla Bol
  2. Hutt
  3. Dhadak
  4. Bekhauf
  5. Kismat
  6. Daggebaaz
  7. Tadka
  8. Nu Delhi
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