9.5
- Band: BLUE OYSTER CULT
- Durata: 00:37.38
- Disponibile dal: 01/04/1974
- Etichetta:
- Columbia
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Il ruolo giocato dai Blue Öyster Cult nell’evoluzione della nostra musica non è così evidente, eppure tracce della loro influenza sono riscontrabili in tantissime formazioni: l’esempio più lampante è quello dei Ghost, che, al di là di quello che può dire il loro leader Tobias Forge, devono molto alla band americana. Eppure, l’intera carriera dei Blue Öyster Cult non ha mai davvero raggiunto la notorietà degli altri pilastri dell’hard rock: oscuri e misteriosi, ma meno scioccanti di Black Sabbath e Led Zeppelin; eccellenti musicisti, ma non dei virtuosi assoluti come i Deep Purple; teatrali ma privi del circo di effetti speciali di Alice Cooper o dei Kiss… certo, la loro “(Don’t) Fear the Reaper” ha portato loro una notevole fortuna, eppure è innegabile che la band avrebbe meritato molto di più di quanto ha raccolto.
Nel 1974, Blue Öyster Cult hanno già pubblicato due album di livello molto alto, ma è proprio con il terzo album, “Secret Treaties”, che i Blue Öyster Cult firmano quello che probabilmente è il loro capolavoro. Lo stile si affina ulteriormente e la raccolta di canzoni incluse, priva di punti deboli, rappresenta al meglio l’ampio spettro di sonorità che compongono il DNA dei cinque. E’ proprio l’unione delle personalità dei singoli musicisti, infatti, a creare l’alchimia unica delle loro canzoni: quasi tutti i componenti, infatti, sono eccellenti compositori e arrangiatori, e tuttavia non si fanno problemi a farsi supportare anche da persone esterne, come ad esempio Sandy Pearlman, qui in veste sia di produttore che di autore di alcuni dei testi più ermetici della band.
Il disco si apre con la sinistra “Career Of Evil”, scritta in collaborazione con Patti Smith, che ci introduce al sound più oscuro e sinuoso della band, ma è in composizioni come “Dominance And Submission” che percepiamo quell’irruenza e quella energia proto-metal che li rende fondamentali per il genere trattato sulle nostre pagine. “ME 262” – il modello di aeroplano rappresentato in copertina – tocca una delle vette dell’album, con chitarre esplosive che si appoggiano su un tappeto martellante di pianoforte; “Harvester Of Eyes” vira su un hard blues graffiante ed elettrico; mentre quella teatralità che abbiamo citato in apertura, trova il suo sfogo in “Flaming Telepaths”.
Se quanto abbiamo ascoltato fino a questo momento si assesta su livelli già eccellenti la composizione finale, “Astronomy”, proietta i Blue Öyster Cult direttamente nell’empireo. Una canzone che può tranquillamente essere inserita in un potenziale elenco delle più belle opere musicali di ogni tempo, una ballata epica e malinconica capace di rivaleggiare con capolavori del livello di “Stairway To Heaven” o Child In Time”. Il testo criptico, gli arrangiamenti eleganti, la chitarra stratosferica di Buck Dharma – che non a caso si divertirà dal vivo con un lunghissimo e funambolico assolo – rendono unica ed indimenticabile questa traccia.
“Secret Treaties” è un lavoro che anticipa, con quella lungimiranza che appartiene ai più grandi, alcune delle strade che il rock e il metal avrebbero esplorato negli anni successivi. Le atmosfere cupe e fantascientifiche che sembrano uscire da un vecchio numero di “Weird Science”, i testi intrisi di simbolismo e la capacità di unire influenze e stili diversi con assoluta naturalezza sono elementi che faranno scuola. I Blue Öyster Cult non sono certo una formazione di sconosciuti e il credito che hanno guadagnato nelle generazioni di musicisti a venire è enorme, eppure il loro status di outsider li ha sempre messi un po’ ai margini della scena. Se dunque questa nostra rubrica ha proprio l’obiettivo di aiutare il lettore a scoprire (o riscoprire) dei capolavori del passato, “Secret Treaties” non può che avere un posto d’onore.