7.5
- Band: BLUT
- Durata: 01:10:00
- Disponibile dal: 29/05/2020
- Etichetta:
- AUSR Digital
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Prendi tre e paghi uno. Non ce ne vogliano i Blut per questa blasfema introduzione da discount, che davvero mal si addice alla loro proposta intesa come forma d’arte multiforme, ma la provocazione nasce dal fatto che, complice la ricchezza e varietà della tracklist, quello che troviamo tra i solchi di “Hermeneutics” corrisponde di fatto a tre lavori concentrati in un singolo full-length. Dal punto di vista stilistico, la triplice chiave di lettura corrisponde ai generi ivi contenuti, che spaziano dalla ruvidezza dell’industrial all’eleganza del gothic più sinfonico, senza disdegnare incursioni dance nei numerosi interludi. In termini più generali, la nuova proposta del quartetto torinese non si presta solo all’ascolto ma anche alla lettura – oltre al concept, il cantante Alessandro Schümperlin ha infatti pubblicato un libro omonimo in cui la band si muove in una versione steampunk della capitale sabauda – e alla visione, nel caso specifico non limitato ad un semplice live show, dato il gusto teatrale della formazione piemontese. Soffermandoci in questa sede sul solo aspetto musicale, giova innanzitutto ricordare come le ventidue tracce del disco facciano riferimento agli Arcani Maggiori dei Tarocchi (tra cui troviamo più famosi: il Matto, l’Impiccato, la Morte…), ciascuno dei quali viene utilizzato, secondo quanto suggerito dal titolo, per interpretare l’esistenza umana. Dalle parole alla musica, il contesto come anticipato è piuttosto mutevole, grazie all’alternanza del cantato maschile/femminile (opera del già citato frontman Alessandro Schümperlin e della cantante Chiara Manese, mezzosoprano di estrazione classica), nonché all’eterogeneità di tempi e stili. Com’è naturale che sia, vista la sua natura, quello che ci troviamo tra le orecchie è un disco da assaporare nella sua interezza, nondimeno ci sentiamo di segnalare tra i pezzi più significativi “The Magician” (perfetta crasi tra la versione più intricata e quella più accessibile dei Blut, e non a caso scelta come primo singolo), “The Lovers” (i cui intrecci vocali ci hanno ricordato i primi Lacuna Coil), “XIII” (con una ritmica quasi sleaze, se pur in un contesto dark) e la conclusiva “The World”. Caso più unico che raro, gli intermezzi tra un pezzo e l’altro rappresentano non dei meri riempitivi atmosferici ma degli autentici gioiellini da gustare come mignon in una scatola di cioccolatini, risultando in ultima istanza come una delle parti più interessanti del concept. In attesa di vedere cotanta materia rappresentata in tre dimensioni, “Hermeneutics” si conferma un ascolto diverso dal solito per rendere più magiche, anche senza gli azzurri, queste strane notti di mezza estate.