8.0
- Band: BODY COUNT
- Durata: 00:42:12
- Disponibile dal: 22/11/2024
- Etichetta:
- Century Media Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
I pionieri del metal rap Body Count si sono guadagnati da subito il rispetto della comunità metal con le connessioni, la forza e la brutalità della loro proposta, insieme alla credibilità e allo star power di un personaggio come Ice T.
Più di trent’anni sulla scena significa che il rispetto è diventato intergenerazionale, ma avere lo stesso impatto e la stessa rilevanza degli esordi nel 2024 significa che la concorrenza è quasi inesistente: nessuno è riuscito nemmeno ad avvicinarsi all’intensità, alla potenza lirica e alla bontà del crossover del gruppo di Los Angeles. Certo, avere uno dei più grandi rapper della storia al microfono aiuta e non poco, ma va celebrato anche il chitarrista e braccio destro Ernie C, eroe silenzioso ed altra fortissima ancora al mondo del metal di una formazione senza eguali.
La scia di album post-‘riattivazione’ (il gruppo si è fermato dopo “Murder 4 Hire” per la morte di tre membri del gruppo) arriva oggi a pareggiare quelli della formazione originale, con uno slancio che surclassa su tutti i fronti l’album del 2016: “Merciless” è infatti il disco più heavy ed incazzato della storia del gruppo, che esplicita la violenza ed il sadismo in modi molto diretti, grafici ed espliciti evocati sin dalla copertina pacchiana e truculenta.
Non aspettatevi la stessa ingenuità nei brani della raccolta però: la title-track prepara il terreno aprendo con un midtempo teso opprimente, e dallo storytelling cinematografico di “Purge”, che riprende l’omonima saga di film, si scatena una vera e propria carneficina sonora su sostenute basi thrash ed hardcore. Nella tracklist arrivano a dar manforte – proseguendo la tradizione di una lunga lista di ospiti d’onore – George Fisher dei Cannibal Corpse, Joe Badolato dei Fit For An Autopsy e Max Cavalera di Soulfly/Cavalera Conspiracy, che firmano una serie di proiettili mai così aderenti agli standard espressivi più strettamente metal. Howard Jones (ex Killswitch Engage) è sfruttato invece in maniera completa, dando a “Live Forever” delle sfumature melodiche che ampliano la palette cromatica del disco.
In un contesto del genere è praticamente assurdo trovare la collaborazione con un gigante della musica come David Gilmour. La cover di “Comfortably Numb” è quanto di più inatteso si possa trovare in un disco dei BC, figuriamoci nel disco più estremo dei BC: ciò nonostante possiamo parlare di una cover azzardata, ambiziosa e riuscita, che abbina i ricami chitarristici di Gilmour a una rivisitazione personale e toccante, in cui la poetica di strada trova un bel contrasto con gli assoli eterei del monumentale chitarrista dei Pink Floyd.
Tralasciando queste ispirate variazioni sul tema, va precisato come il meglio del disco risieda, come sempre, nelle eccellenze ibride che solo i BC possono firmare, come il boom-bap politicizzato di “Fuck What You Heard”, la rilettura del classico dello street rap “Mic Contract”, il groove funk che permea “Lying Motherfuka”, le parole di piombo di “Do or Die”.
Sapere che musicisti sessantenni riescono ad essere inavvicinabili nella propria specialità, affamati, energici e motivati lascia a bocca aperta.
Osservare come “Merciless” sia il disco più feroce da loro mai pubblicato, intriso di un’attitudine da dito medio che non guarda in faccia a nessuno, conferma ancora una volta che i Body Count sono unici ed intoccabili. A questo punto, con tutta probabilità, anche insostituibili.