
6.5
- Band: BOLGIA DI MALACODA
- Durata: 00:20:20
- Disponibile dal: /05/2013
Dalla più “maiala” delle maremme, quella grossetana, i Bolgia Di Malacoda ci fanno pervenire questo atipico demo intitolato “A Un Metro Da Decebalo”: atipico, per i nostri standard, perché si tratta di robusto rock cantato in italiano, forte di rimandi a quei primi Litfiba che scrissero pagine fondamentali nella storia del rock italiano, grazie a dischi come “17 Re”. Se è vero che generalmente questo aspetto può costituire il limite principale della musica di questi ragazzi, dal momento che talvolta emerge del citazionismo un po’ fine a sé stesso, è innegabile come nei momenti di maggior lucidità riesca a fluire una personalità più definita, che prende la forma di un sentore luciferino subdolo e insinuante: non il classico umore infernale che ci hanno proposto in varie accezioni i gruppi metal più estremi, ma un qualcosa di vizioso e ironico, a tratti seducente, capace di rappresentare parodicamente gli inganni di Belzebù perpetrati ai danni dei “cristianucci” più sensibili alle tentazioni. “A Un Metro Da Decebalo” è, quindi, un lavoro piacevole e divertente, i cui cinque brani godono di un songwriting lineare ma curato, tale da non lasciare niente al caso, scevro da grossolane sbavature e con un o(re)cchio sempre attento al groove: dovessimo sceglierne un manifesto, opteremmo per la title track, che impressiona per via del suo claudicante andamento blues e la sua capacità di mutarlo in un vero e proprio sabba danzante. Un altro aspetto quantomeno interessante è la prestazione del cantante, Ferus, capace di interpretare i suoi testi volgari e taglienti ponendosi a metà strada tra gli istrionismi del Pierone nazionale e quelli di Pierpaolo Capovilla (Il Teatro Degli Orrori): in definitiva, se questi ragazzi lavoreranno molto sulla personalità, potremmo ascoltare in futuro un debutto sorprendente.