voto
6.5
6.5
- Band: BOLOGNA VIOLENTA
- Durata: 00:24:19
- Disponibile dal: 11/04/2016
- Etichetta:
- Overdrive Records
- Distributore: Goodfellas
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Nicola Marzan, mastermind di Bologna Violenta, arriva con questo “Discordia” al quinto album in circa dieci anni di carriera, e gli elementi che ci hanno permesso di apprezzare finora il progetto del polistrumentista trevigiano ci sono ancora tutti: dissonanze, accelerazioni grind, un muro di suono che permette di strappare la pagina contenente “melodia” dal dizionario. Eppure, complice forse il fatto di esser stato composto a quattro mani, qualche elemento di novità emerge; i brani son ridotti sempre più all’osso, clip violentissime che arrivano solo in un paio di casi a durare due minuti e mezzo. Fa eccezione l’iniziale e magniloquente (a suo modo) “Sigle Di Telefilm”, che esalta la dimensione compositiva grazie a un pianoforte appena appena sgraziato che conduce senza stupore verso il crescendo quasi prog affidato a un duetto violentissimo di tastiere e batteria. Ecco, la batteria: come accennato, Alessandro Vagnoni, già storico collaboratore in sede live, qui ha contribuito direttamente alla scrittura del disco e non a caso questo tappeto percussivo devastante fa da cifra distintiva in quasi tutti i brani. Se in passato avremmo potuto accostare i lavori di Bologna Violenta a band piuttosto folli quali Agoraphobic Nosebleed e Mr Bungle, ora che le incombenze dietro le pelli sono affidate a un vero fabbro e qualunque velleità narrativa è scomparsa, almeno momentaneamente, si affaccia più prepotente un altro termine di paragone: i Fantômas di Mike Patton, certo senza quest’ultimo. Le voci che compaiono sull’album sono infatti solo sporadici campioni o brevi registrazioni al vocoder, e fanno capolino in maniera quasi inaspettata: quando, per esempio, si arriva allo pseudo-parlato de “L’Eterna Lotta Tra Il Bene E Le Macchine”, si guarderà il proprio lettore o stereo chiedendosi come siano già passate otto tracce senza soluzione di continuità. Ecco quindi che nel giudizio complessivo ci si riaffida giocoforza al paragone di cui sopra, pensando soprattutto al primo album del combo Buzzo/Dunn/Lombardo/Patton: “Discordia” è un’intelligente e aggressiva lacerazione cerebrale da ascoltare tutta d’un fiato, non ha alcun senso estrarre un brano o una sequenza; ma proprio per questo la violenta continuità segna un po’ il passo sulla (pur breve) distanza.