7.5
- Band: BØLZER
- Durata: 00:46:38
- Disponibile dal: 11/25/2016
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
Spotify:
Apple Music:
Il primo lavoro sulla lunga distanza della carismatica band svizzera era atteso con grande curiosità. Lo stile eclettico e originale, abbinato alla scelta di rilasciare poco materiale per volta, restando per anni ancorati al formato EP, e di insistere sull’attività live, tanto da diventare una costante nei cartelloni dei migliori festival death e black metal di mezzo mondo, hanno reso i Bolzer una sorta di fenomeno underground difficile da ignorare, tanto che per mesi si è parlato di una loro possibile firma per un grande colosso discografico. Restando fedeli alla loro politica dei piccoli passi, KzR e HzR hanno tuttavia deciso di rimanere nella scuderia della piccola ma altamente rispettata Iron Bonehead Productions, che ora pubblica appunto questo primo full-length del duo, fra hype e timori di rinnovamento. Come accennato, con i loro primi lavori i Bolzer aveva generato eccitazione, presentando e affinando costantemente una proposta figlia di tante esperienze death e black, ma anche di una vena groovy e progressiva in grado di scomodare paragoni con realtà ben lontane dai genere più estremi. “Hero” non tradisce tale tradizione, ma in diversi episodi mette anche sul piatto una necessità di ripartire e di realizzare qualcosa di maggiormente audace e con più determinazione. La prima conseguenza di questa politica è la valorizzazione della voce pulita, che arriva ad occupare e gestire diversi momenti chiave della tracklist. Lavorando molto sulla sua interpretazione vocale e scoprendo l’importanza dei ritornelli, KzR ha tolto un po’ di quel senso di urgenza sempre presente nei vecchi lavori, sostituendolo con un mood contemplativo che si fa subito ricordare. Ci troviamo davanti quindi a un LP meno frenetico, spesso più interessato a risultare intenso a livello emotivo che a graffiare, anche se i riff di chitarra continuano ad apparire molto ingegnosi e i pattern di batteria decisamente ficcanti. In effetti il duo a tratti sembra intrappolato in un dilemma: cullarci con le nenie dettate dal caldo timbro di KzR o romperci il cranio? Per questo motivo, un paio di episodi finiscono per risultare vagamente sconnessi: si parte con l’intento di suggerire emozioni vere e crude, ma ci si arena prima di giungere al traguardo. In ogni caso, si tratta di momenti in un’opera che, nel suo insieme, riesce ugualmente nell’impresa di indicare un interessante passo avanti per i ragazzi svizzeri. Nel corso dei due anni che separano “Hero” dall’EP “Soma”, i Bolzer sono riusciti a confezionare circa tre quarti d’ora di materiale capace sia di consolidare il proprio sound, sia di percorrere sentieri differenti che in alcuni punti li portano curiosamente ad assomigliare ad una sorta di versione più aggressiva dei Mastodon di “Crack The Skye”. Certi spunti probabilmente verranno notati e apprezzati da un pubblico più vasto rispetto a quello che fino ad oggi aveva trovato qualità nei Nostri, ma attenzione a non ridurre tutto alle solite accuse di “sellout” e svolta ruffiana; l’uso della melodia su “Hero” appare quasi sempre solido e intelligente e l’approccio al songwriting della band continua ad essere profondo ed originale. Probabilmente la completa maturazione arriverà con il prossimo appuntamento in studio.