8.0
- Band: BOMBUS
- Durata: 00:38:49
- Disponibile dal: 01/11/2024
- Etichetta:
- Black Lodge
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Uno degli elementi tipici dei bombi è il loro ronzio: rumoroso, assai rumoroso. Te ne accorgi quando stanno per arrivare perchè fanno un baccano incredibile. Casualità o meno, sta di fatto che i Bombus scandinavi hanno la medesima caratteristica: il ronzio heavy-hard rock dei cinque di Goteborg ha la capacità di sconquassarti le orecchie, con le sue tre chitarre al seguito, progettate per tampinare copiosamente i nostri timpani. Lo hanno fatto sin dall’omonimo esordio del 2010, lo hanno perpetrato per bene sino al “Vulture Culture” di cinque anni fa, lo sviluppano ulteriormente oggi, nel qui presente “Your Blood”, aggiungendo un nuova componente al proprio sound, confermando così quella volontà di aprire il proprio ventaglio sonoro a nuove soluzioni.
Sono episodi tinti di southern, stoner e gothic, sempre in chiave rock sia chiaro, quelli che si insinuano tra i dieci brani del nuovo album e quindi non solo Motörhead, ma anche Queens Of The Stone Age e The Sisters Of Mercy, tessendo una perfetta ragnatela dove la potenza ed il grezzume dei primi si mescola ad atmosfere più mistiche e misteriose, creando così un quadro ricco e completo. Tre chitarre, si diceva, alle quali si aggiungono le voci di Fredrik Berglund e Johan Meiton, rabbiosamente unite in unico coro in cui il timbro roco fa rima con quello pulito, creando una melodia aggressiva e sognante nello stesso momento.
Lanciando “Killer” come primo singolo, i Bombus hanno gestito al meglio la continuità con i lavori precedenti (si ascolti “A Ladder – Not A Shovel” da “Vulture Culture”), disponendo in prima linea il classico incedere di un ritmo ipnotico e martellante, lasciando quindi in secondo piano, tutte da scoprire, le sorprese del nuovo disco. Novità che arrivano con “The One”: morbosa e acida, alterna sapientemente un refrain più cattivo a strofe dark-gothic, realizzando un ottimale ondeggio di stili che non disturba affatto. Soluzione che ritroviamo, per certi versi più stabile e meno aggressiva nella successiva “No Rules”, anticipando uno dei brani meglio riusciti di “Your Blood”. Si tratta di “Take You Down”: il suo intro celebrativo apre il gioco vocale di Fredrik e Johan, cesellato su una melodia semplice ma altrettanto ammaliante, sostenuta da ritmiche anch’esse molto basiche ma di effetto immediato e trascinante. Pezzo meritevole insieme alla title-track, dove una base rock griffata anni ’60 alza il sipario su un brano lento e riflessivo, il cui ritornello, insieme ai cori di sottofondo, è in grado di rapire l’ascoltatore grazie al suo continuo incremento d’intensità.
Ma è il secondo singolo a rimanere maggiormente impresso nella mente dell’ascoltatore: vuoi per il suo video, sicuramente singolare, vuoi soprattutto per la musica. Richiamando il passato della band, “Leave And Let Die” è una perenne esaltazione di hard rock, le cui strofe richiamano le micidiali sparate di Lemmy e compagni, senza arte nè parte, direttamente in pieno stomaco, sfociando anche questa volta in un refrain melodico e arrembante. Alla fine, “Your Blood” viaggia su alti livelli per quasi tutti i suoi trentotto minuti, compresi i tre di “Carmina”, nella quale la band svedese ha voluto omaggiare i “Carmina Burana” di Carl Orff, estrapolando, modellandoli in versione Bombus, i cori ancestrali dell’antico carme.
Pochi ma buoni, come si dice in gergo; molto buoni, nel nostro caso: i cinque di Goteborg hanno nuovamente centrato l’obiettivo, inserendo novità senza snaturare le radici primarie del gruppo.