7.0
- Band: BONG
- Durata: 00:35:42
- Disponibile dal: 25/05/2015
- Etichetta:
- Ritual Productions
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Il quinto album dei Bong continua quella ricerca che la band inglese, fin dall’inizio della propria carriera, ha impostato come priorità massima. Una ricerca interiore, quasi filosofica e non solo strettamente musicale del suono più evocativo possibile, che evochi spiritualità in un rituale quasi celestiale o demoniaco usando pesanti dosi di drone e grevi e frastornanti bordate di doom quasi ossianico e sotto certi aspetti stregonesco. “We are, we were and we will have been” è composto da due sole litanie, lunghissimi pachidermici episodi dove l’atmosfera è pervasa da tantissimo fumo, funghi allucinogeni, tempo inverso e negato, voci salmodianti un mantra o una preghiera. Nella musica dei Bong tutto è rarefatto, tutto è rallentato e se gli Sleep fanno capolino in qualche passaggio, l’importanza degli Om per questi cinque monaci delle frequenze ultraterrene è fondamentale. Non si può prescindere dal valore artistico della band di Al Cisneros quando si prova a creare musica di questo tipo. I Bong sono, pur nella ristrettezza stilistica in cui ristagna il genere, autori capaci di scrivere comunque musica con una certa dose di personalità. Sebbene i tempi siano sempre molto dilatati e non esista una struttura ritmica classica, i due movimenti suscitano interesse ed anzi riescono ad ipnotizzare l’ascoltatore grazie a suoni in loop dei synth e della chitarra, sempre liquida e lisergica. A tratti sembra di essere al cospetto di una reincarnazione dei Popol Vuh più stonata e fumosa. Lo spazio, intenso come galassie lontane abitate da alieni cacciati dalla terra madre, è il tema principale del secondo pezzo. Il tempo negato sempre più rarefatto e consunto, il tempo rallentato e le dinamiche rese quasi eteree che evocano spazi e galassie lontane, antiche; ere generate da popolazioni aliene o da creature ectoplasmatiche dove il tempo si consumava lento: la musica dei Bong risveglia l’immaginazione intorpidendo il materialismo che ogni essere umano del Ventunesimo secolo purtroppo porta dentro il proprio animo. Una ricerca psichedelica che sfocia nella sperimentazione, il cui processo porta a generare spiritualità benefica, un processo che solo certa musica riesce a compiere. I Bong hanno trovato forse la pietra filosofale e dato un senso concreto a questa opera, vero compendio di ancestrali litanie senza tempo.