7.5
- Band: BONGZILLA
- Durata: 00:43:30
- Disponibile dal: 20/04/2021
- Etichetta:
- Heavy Psych Sounds
Spotify:
Apple Music:
Sedici anni senza pubblicare un disco, di cui sei passati in standby totale. Certo, la ripresa dell’attività live aveva garantito la sopravvivenza del nome e del culto per i Bongzilla, ma è indubbio come i fan si aspettassero nuova musica da tempo; e, come per tante band, la sosta forzata determinata dal Covid è stata l’occasione per tornare a registrare.
Il risultato è questo “Weedsconsin”, ossia esattamente ciò che ci si poteva aspettare: un album dedicato come sempre al culto della marijuana e votato alle sonorità più grezze e insieme lisergiche dello stoner/sludge, un ibrido che del resto la band del Wisconsin ha contribuito a definire – a colpi di bong e riff grassi come una friggitrice. I tre membri storici della band hanno deciso di procedere senza contributi esterni, con Muleboy passato dalla sei alle quattro corde ma, in attesa di vedere se ricorreranno a un turnista in sede live, la presenza di una sola chitarra non compromette affatto la pesantezza e l’impatto dei graffianti riff cui siamo abituati. Gli elementi costituenti del loro sound ci sono tutti: ritmiche dilatate, richiami dal gusto psichedelico che come sempre vanno indietro nel tempo fino ai Black Sabbath (chiaramente quelli di “Vol.4”), il sano marciume del fuzz che parte per viaggi siderali anche considerevoli, come nel caso della lunga e ammaliante “Earth Bong, Smoked, Mags Bags”, una vera e propria suite dopaminica. L’alternanza tra brani immediati e altri più elaborati funziona nel tenere vivo il ritmo, così come una certa versatilità vocale, con il succitato Muleboy ad alternare i suoi rochi gracchi a momenti più ispirati e ‘space’.
A mancare, in un disco comunque ben riuscito, è quel guizzo che, da una band seminale, ci si poteva forse aspettare dopo un’attesa così lunga – come per esempio abbiamo potuto rilevare quando a tornare sugli scaffali sono stati gli Sleep qualche anno fa.
Ciò non toglie che “Weedsconsin” sia un ritorno gradito e ben realizzato, che non potrà deludere i fan della band, ma che appunto ha il grosso della sua forza nella nostalgia e nell’ottimo mestiere di questi amabili tossici.