6.0
- Band: BOON
- Durata: 01:11:55
- Disponibile dal: 03/03/2006
- Etichetta:
- Burnside Records
Spotify:
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Sono austriaci, sono dannatamente heavy e giungono con questo “Beauty Is A Sign Of Weakness” alla quarta prova su dischetto. Stiamo parlando dei Boon e del loro losco prodotto, un heavy metal moderno ricco di ritmiche coinvolgenti e di chitarre down-tuned, come i dettami del metallo moderno sembrano imporre ai nuovi fautori dell’arte. Uno sguardo alla modernità che non vieta ai nostri di adagiarsi talvolta su sonorità più classicamente metal, impreziosendole in più frangenti di stacchi al limite del prog, il tutto a creare nell’ascoltatore ben disposto un senso di piacevole disorientamento. Violenza controllata, quindi, diretta ai punti vitali e senza troppe dispersioni di preziose energie. E’ sensazionale ascoltare mix tra Meshuggah e Soundgarden in un pezzo come “Used To Live A Lie” o “Operation Mindfuck”, oppure ascoltare le migliori intuizioni stile Fear Factory delle chitarre scontrarsi con la coriacea voce del bravo Wolfgang Pendl, come impostazione simile a Max Cavalera ma distante come tonalità vocale. Non mancano neanche le melodie, abbastanza mature ma non ancora efficaci al 100%, mostrando forse la corda nella seconda metà dell’album, dove sono praticamente solo le chitarre a tirare il carretto come si deve. Se poi considerate che da “No God For No One” in avanti i pezzi si fanno sempre meno incisivi e che la conclusiva “Thirteen” contiene diciotto minuti di fastidioso rumore, risulterà facile capire il motivo di un voto così apparentemente discordante rispetto alla recensione qui sopra stilata. Un lavoro riuscito a metà, quindi, questo “Beauty Is A Sign Of Weakness” (il titolo, c’è da dirlo, è fantastico), che ci regala mezz’ora abbondante di godimento sonoro (complice anche la produzione rocciosa e potente) e altrettanto di tedio mortale. A voi le conclusioni.