7.0
- Band: BORIS
- Durata: 01:09:06
- Disponibile dal: 14/07/2017
- Etichetta:
- Sargent House
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Tornano con un nuovo album i tre folli giapponesi, e come sempre stravolgono e sintetizzano insieme la loro proposta musicale. Tutto cambia perché nulla cambi, come diceva qualcuno, e qui vale esattamente questa regola: nulla resta uguale, eppure i Boris, sono sempre loro; riconoscibili dalla prima nota, ma in grado di passare dal rumorismo allo sludge a passaggi melodici in maniera caleidoscopica, anche all’interno dello stesso album. Va detto, comunque, che questo “Dear” suona decisamente organico, ed è forse uno dei lavori più vicini a proporre una forma-canzone in più di un episodio, per esempio in “Absolutego”, sintesi tra lo stoner più fumoso e i Fugazi o nella cupa ed emotiva “Biotope”. Ma naturalmente sono considerazioni molto relative, trattandosi dei Boris; ecco quindi che l’avvio è affidato alle derive drone di “D.O.W.N. -Domination of Waiting Noise”, su cui si stagliano linee vocali da mantra orientali decisamente efficaci, così come avviene nella maggior parte dei brani. “Deadsong”, “Kagero” o la conclusiva titletrack scelgono un approccio ancora più dilatato e liquido, dalle parti dei Sunn O))) – ivi compresa la voce virata a un lentissimo rantolo o a puro strumento melodico, mentre dove il microfono viene ceduto a Wata, come in “Beyond”, ci troviamo di fronte a delicate litanie ridotte all’osso; “The Power” pare estratta pari pari dai primissimi Cathedral, e decisi segnali doom proseguono nella successiva “Memento Mori”, il cui finale dominato dal basso è uno dei momenti più intriganti dell’album. “Distopia-Vanishing Point” è una lunga suite in bilico tra parti acustiche e feedback, sorta di manifesto per uno shoegaze con ritmi da collasso, in cui – come sempre, a dirla tutta – il lavoro di Atsuo Mizuno dietro le pelli è eccellente. A un conto a spanne, siamo al decimo full length dal 2010, oltre a una miriade di collaborazioni: come riescano a sfornare con continuità lavori così freschi e intensi resterà un mistero; sicuramente un album da non perdere, se amate le sonorità più sulfuree e meno etichettabili.