9.0
- Band: BORKNAGAR
- Durata: 00:50:08
- Disponibile dal: 01/09/2001
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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Dopo aver cambiato il target ed aver aggiustato la mira, ritornano i Borknagar con un sensazionale “Empiricism”, album sopraffino sostenuto da una tecnica invidiabile in ambiente metal estremo, un disco che getta le basi oltre agli ostacoli e fonda una nuova realtà in cui è inciso il nome Borknagar. L’evoluzione stilistica continua senza soste e si perfeziona. Non c’è più I.C.S. Vortex, che intanto è stato chiamato dalle sirene (commerciali?) dei Dimmu Borgir. A chi giova tutto questo? Ai Borknagar anche stavolta, perché loro, al contrario del gruppo appena citato, sono in piena crescita ed espansione creativa. Alla voce ora c’è Vintersorg (già negli omonimi Vintersorg e Otyg) e la scelta può erroneamente far pensare ad un ritorno ai lidi musicali nordici: niente di tutto questo, però: il Vintersorg odierno non è più il cantastorie delle tradizioni scandinave, è interessato ai problemi che legano l’uomo al cosmo, al ruolo del primo nel ventre del secondo. Ovviamente il sound del gruppo deve ora suonare più universale, più ‘scientifico’ rispetto agli esordi viking, ma la scelta di cambiare ulteriormente studio di registrazione giova sino ad un certo punto. Intendiamoci, la produzione è molto buona anche se molto, troppo compressa e ciò va a discapito di un’ariosità che avrebbe potuto espandere maggiormente il ‘verbo’ dei Borknagar. Anche se di parti acustiche ormai non si vede che l’ombra, la scelta di usare una batteria triggerata dai suoni così poco naturali non è proprio il massimo. Ma anche questa scelta (si deve per forza trattare di ‘scelta’, vista l’esperienza della band e visto che i Borknagar non lasciano mai nulla al caso) aiuta ad astrarre ulteriormente la proposta musicale dei nostri scandinavi. La sezione ritmica si è arricchita con l’innesto del virtuoso bassista Tyr, ma chi veramente sorprende è lo stesso Vintersorg, con il suo cantato melodico, potente ed ispiratissimo, non esagerato come invece gli era capitato in passato con Otyg o gli stessi Vintersorg. “Epiricism” contiene dieci bellissime stelle musicali da contemplare, da studiare. La sezione ritmica è capace di fare intrecci davvero ragguardevoli, le tastiere (dal gusto a tratti prog) hanno la forza di fare il brutto e cattivo tempo, mentre Vintersorg fa dimenticare in fretta I.C.S. Vortex e (forse) Garm. E Brun? Qual è il contributo di uno dei più personali chitarristi che la scena metal estrema ricordi? Brun, che pure continua ad essere il cuore e la mente dei ‘suoi’ Borknagar, pare essersi eclissato come chitarrista, sembra preferire il lavoro di gruppo al cimentarsi come in passato in un grande lavoro di songwriting con la sua magica chitarra. Non solo: le chitarre non solo sembrano soffocare in questo “Empiricism”, ma sono registrate ad un volume insolitamente basso per gli standard cui ci aveva abituato la band, anche se spesso siamo a livelli superiori rispetto a “Quintessence”. Le chitarre sembrano anche adoperarsi in riff più standard, non sempre incisivi e piuttosto semplici per trattarsi dei Borknagar, ma tutto questo è ben bilanciato dagli altri strumenti ed il risultato di questo nuovo album è assolutamente positivo. L’opener “The Genuine Pulse” mostra immediatamente l’attuale dimensione ‘spaziale’ (in tutti i sensi!) cui è maturata la band in questi anni. I brani si alternano, ci sono quelli più violenti e quelli che lo sono in minor misura, quelli dalle atmosfere più terse e sognanti e quelli più contorti, intricati. “The Black Canvas” ha un refrain superbo e qui Vintersorg dimostra di saper posare un testo in modo armonioso sulla canzone, superando in abilità il suo predecessore. Nedland, con le sue tastiere dai suoni di organetto, fa poi storia a sé: è un ottimo ricamatore e creatore di atmosfere surreali (si ascolti la pacata “Inherit The Earth”) che incidono pesantemente sullo stile nuovo e particolare del gruppo, basti vedere lo spazio che è capace di ritagliarsi in “Matter & Motion”, di cui è l’unico protagonista. In “Soul Sphere”, brano dall’elevatissima qualità, è Tyr a dimostrare come il basso – se suonato ad arte – possa essere il vero cuore pulsante di un gruppo. Questa canzone ha il miglior ritornello che si sia sentito ultimamente in un gruppo pur sempre di musica estrema, cosa di non scarso valore. Siamo al picco mai raggiunto prima dai Borknagar, quelli della ‘seconda era’. Anche gli assoli di chitarra, finalmente, si fanno valere e come sempre regalano emozioni allo stato puro. Questo è dunque un cd in grado di regalarsi applausi a scena aperta per le sue frequenti intuizioni geniali. Per le chitarre acustiche bisogna aspettare la dolce “The Stellar Dome”, una canzone notturna in attesa di essere accesa da una cascata di stelle cadenti. Ancora una volta Vintersorg è la voce che giunge dall’alto e scuote la creatura Borknagar, innalzandola e facendola vibrare armoniosamente in un cosmo regolato da leggi aritmetiche, rispettate alla perfezione dai cinque norvegesi. Il cd non cede fino alla fine, anzi, la pacatezza della conclusiva “The View Of Everlast” getta un senso di piacere consumato, un piccolo nirvana interiore al quale non si ha coraggio davvero di chiedere di più. C’è solo da sperare che i Borknagar continuino sempre con la propria mente e abilità, imponendosi di non seguire nessuna corrente per poter diventare loro il vero motore di un universo sorretto da un nuovo ordine. Davanti ad una carriera simile c’è solo da inchinarsi.