7.5
- Band: BORKNAGAR
- Durata: 00:57:55
- Disponibile dal: 21/06/2004
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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Ecco, dopo tre anni di silenzio, ritornare in pista i tanto declamati Borknagar, band norvegese che negli anni ha saputo costruirsi un trademark inconfondibile, una musica complessa quanto ispirata. Bisogna dire subito che forse per la prima volta la band guidata dal chitarrista Brun non ha virato sostanzialmente la rotta indicata nell’album precedente, “Empyricism”. Il songwriting è molto simile, lo stile è in sostanza lo stesso, l’atmosfera di base è in pratica quella della release precedente. C’è qualche ritorno allo stile più vecchio del gruppo e qualche piccola e non decisiva novità. L’opener “Future Reminescence” è un po’ l’anima di questo cd in quanto riassume il passato, il presente e forse il futuro della band scandinava. Il brano, per com’è strutturato e per alcune soluzioni, somiglia molto ai pezzi partoriti su “Quintessence”, ma la produzione e lo stile sono quelli dei Borknagar odierni, quelli che pescano pesantemente dal precedente “Empyricism”. Con stupore si possono però sentire i synth giocare sulle classiche sinfonie del black metal sinfonico di un tempo, anche se non mancano i classici suoni di organo così tanto cari al gruppo. A sprazzi c’è spazio pure per i momenti più ‘epici’ grazie a brevi intermezzi di chitarre acustiche e parti che riescono a ricreare quel tipo d’atmosfera. “Traveller” contiene anche questo tipo di feeling, c’è un flauto, ci sono parti orchestrali cariche di pathos, ma tutto questo è innestato su una base e su una struttura della musica molto sofisticata, in alcuni frangenti persino in una versione prog adatta al metal estremo. Forse è proprio questo il punto di forza e la particolarità della band: combinare insieme una base complicata sulla quale erigere parti più dirette, sinfoniche, malinconiche e vagamente epiche. Se il titolo dell’album poteva lasciar sperare alcuni fan in una retromarcia del gruppo, la realtà invece sancisce il raggiungimento di un equilibrio compositivo che si assesta su altri binari e che sembra rappresentare il supporto anche per la prossime produzioni. La performance di Vintersorg alla voce è anche stavolta al di sopra di qualsivoglia critica, mentre qualche appunto potrebbe esser fatto sulla produzione: qualitativamente impeccabile e molto simile (o quasi identica) a quella presente su “Empyricism”, lascia qualche dubbio la scelta dei volumi. Le chitarre, in passato la forza di questa band, sono davvero offuscate da Vintersorg e dalle tastiere e, nelle poche parti violente del cd, spariscono inghiottite da un vortice sonoro indistinto. Questo è un vero peccato perché non permette di apprezzare il lavoro di un grande chitarrista come Brun e perché toglie potenza e profondità al sound dei Borknagar. Continuando di questo passo la band rischia davvero di produrre in futuro un lavoro plastificato dalla personalità ridotta. Forse “Epic” sarebbe dovuto uscire dopo “Quintessence” e prima di “Empyricism”, perché sembra davvero l’anello di congiunzione tra queste due release. Se è questa la sensazione che lascia il nuovo album dei Borknagar, allora è stato fatto un piccolo passo indietro: tale sensazione prende ancor più corpo ascoltando la seconda parte del cd, che si trascina stancamente senza dimostrarsi all’altezza del resto dell’album. Ci sono in “Epic” alcune canzoni, infatti, che potevano anche non esservi inserite senza che esso ne risentisse in termini di qualità; magari una release meno lunga avrebbe giovato maggiormente. Non si può parlare di un passo falso perché la qualità di “Epic” resta alta, ma non c’è quell’ulteriore salto in avanti che ormai viene dato per scontato quando si parla di un combo strabiliante come quello dei Borknagar. Questa nuova uscita discografica rappresenta una fase di assestamento, il respiro profondo prima dell’ennesimo grande balzo in avanti.