7.0
- Band: BORKNAGAR
- Durata: 00:54:24
- Disponibile dal: 23/02/2024
- Etichetta:
- Century Media Records
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“True North”, pubblicato nel 2019, era senza dubbio un disco invernale, in cui i Borknagar abbracciavano ancora una volta il gelo delle terre del Nord per creare un viaggio epico ed ammaliante. L’avevano fatto in maniera eccellente, riuscendo a mitigare l’impatto di importanti cambi di line-up con una guida, quella di Øystein G. Brun, chiara e salda. Il chitarrista, infatti, pur restando sempre il centro della musica dei Borknagar, aveva trovato un solido appoggio nei suoi compagni di viaggio, vecchi e nuovi, e soprattutto nelle figure del cantante/bassista ICS Vortex (un graditissimo ritorno, a parere di chi vi scrive) e del tastierista Lars A. Nedland. In questo modo, i Borknagar, proseguendo un percorso già iniziato con “Winter Thrice” (2016), avevano recuperato una parte delle ambientazioni che avevano reso immortali i loro primi album, pur senza rinnegare le evoluzioni cosmiche e progressive di album come “Empiricism” o “Universal”.
Il seguito di “True North”, come si può immaginare, ha avuto una gestazione più lunga a causa della pandemia, che ha interrotto le attività della band, costringendola a posticipare tutte le attività live di un paio d’anni. Terminati gli impegni fissati, Brun ha potuto quindi concentrarsi sulla scrittura del nuovo album, questa volta ispirato da un’altra stagione, l’autunno.
“Fall”, dunque, rappresenta il naturale proseguimento del percorso intrapreso con “True North”, ma contrariamente a quanto fatto in molti altri capitoli della loro discografia, questa volta in Borknagar non cercano nuove strade, lavorando piuttosto sulle atmosfere. Chiaramente sono lontani i tempi in cui la proposta del gruppo gravitava ancora nell’orbita del black metal, e questo nuovo lavoro non è un disco particolarmente aggressivo, pur mantenendo gran parte delle coordinate sonore della band norvegese. Ancora una volta il metal estremo cede il passo alla maestosità dei paesaggi del Nord, con la voce di ICS Vortex a dividersi equamente tra voce pulita e ringhi ferini. Eccellente come sempre la trama di chitarra e tastiere, che non prevaricano mai l’una sull’altra, ma dialogano e si intersecano nella melodia, sorretti da un impianto ritmico dinamico e preciso.
Se vogliamo, la vera differenza tra “Fall” e il suo predecessore, sta proprio nell’atmosfera delle canzoni che, celebrando l’autunno, prendono un taglio diverso da quello degli ultimi due lavori. Proprio come la stagione a cui sono dedicate, le canzoni vivono sempre in un equilibrio fatto di colori caldi e freddi, ben rappresentati dalla copertina (come sempre splendida) di Eliran Kantor: a volte il vento spira gelido, preannunciando la prima neve, altre riusciamo a percepire quel tepore che però ha già il retrogusto malinconico della decadenza, un torpore vitale che, però, sta per abbandonarsi alla morsa dell’inverno.
Ci pare molto efficace, in questo senso, la scelta dei tre singoli di presentazione: “Summits” e “Nordic Anthem”, rappresentano molto bene quell’equilibrio di luci e ombre che abbiamo descritto, mentre “Moon”, scritta da ICS Vortex, è un esempio di quella malinconica decadenza autunnale che tratteggia diverse canzoni dell’album.
Altri capitoli degni di nota, sono senza dubbio “Stars Ablaze”, forse il brano che rappresenta al meglio le varie anime dei Borknagar di oggi, ora aggressivi e taglienti, ora cadenzati e solenni. Oppure la conclusiva “Northward”, un’opera di quasi dieci minuti che ci riporta alle atmosfere più gelide della band, quelle che Brun ha riscoperto proprio con l’ottimo “Winter Thrice”; e per finire, “Unraveling”, brano più conciso e aggressivo, reso elegante da ottimi interventi di hammond ad opera di Lazare.
Tutto perfetto, dunque? Non proprio. “Fall” è senza dubbio un altro capitolo positivo, in una discografia che non ha reali punti deboli, e forse è proprio per questo che non riusciamo ad essere del tutto entusiasti di fronte a questo ritorno dei Borknagar; è un bel disco, suonato e prodotto in maniera eccellente, scritto con mestiere e classe, ma è anche un album che non stupisce e che non riesce a rimanere impresso quanto il suo predecessore.
Chiunque abbia amato “True North” sarà più che felice di immergersi nuovamente nelle atmosfere della band norvegese, ma i Borknagar sono un’eccellenza e da loro ci aspettiamo sempre il massimo.
D’altra parte è anche giusto ricordare che questo è già il dodicesimo album in studio della band, e non possiamo aspettarci davvero di avere una nuova evoluzione ad ogni uscita discografica: per il momento, quindi, assaporiamo questo ritorno, magari con la possibilità di vedere all’opera la band in tour, e vedremo se i Borknagar sapranno stupirci ancora alla prossima occasione.