BORKNAGAR – The Olden Domain

Pubblicato il 01/10/1997 da
voto
9.5
  • Band: BORKNAGAR
  • Durata: 00:44:35
  • Disponibile dal: 01/10/1997
  • Etichetta:
  • Century Media Records
  • Distributore: Self

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Un ramo disegnato in copertina rende, di colpo, il contenuto del cd misterioso. In questo ramo scorre linfa vitale, scorre una storia antica come il passare delle stagioni e racconta eventi di un’era passata. Aprendo il booklet di “The Olden Domain” si viene subito denudati e messi davanti alla realtà: i quattro elementi della vita sono rappresentati in questo artwork nobilissimo che inserisce l’uomo al centro delle forze del cielo e della terra, dell’aria e del fuoco. Ci si immerge inconsapevolmente dentro il cuore pulsante della Natura, si diventa linfa di quello stesso ramo che enigmaticamente campeggiava sulla copertina del cd. Solo adesso, con la mente ed il corpo liberi e allo stesso tempo sprofondati in una dimensione esistenziale primordiale, si può dare inizio all’ascolto di questa musica, di questo richiamo alla condizione umana di un tempo che fu e che non va dimenticato. “The Olden Domain” è il regno in cui i Borknagar si incoronano reali del metal nordico epico. Solenne, maestoso, per nulla ridondante è l’elemento epico in questo grandioso album, superiore a moltissimi (se non tutti) lavori simili. Per una volta piace sottolineare l’aspetto affascinante costituito dai testi delle canzoni, veri inni al naturalismo, vere e proprie elegie in prosa. L’album si apre con la mistica “The Eye Of Oden” in cui si comprende subito il salto qualitativo vertiginoso che la band è arrivata a compiere nel giro di una sola release. Vero trascinatore si presenta sin dall’inizio il superlativo Garm, che in questo album mette a disposizione tutta la sua classe cristallina. La sua voce così particolare è veramente un patrimonio in una scena estrema in cui i cantanti veri si contano purtroppo sulle dita di una mano. Anche il suo screaming non è uno dei tanti: nessun elemento nei Borknagar è ‘uno dei tanti’, ritrovabile magari in qualche altra band. Emozionante il duetto tra il cantato di Garm che anticipa gli assoli brevi ma intensi di Brun. L’inizio di “The Winterway” è sensazionale, perché un semplice riff distorto crea una base eterea sulla quale la chitarra acustica intesse un motivo magico quanto il segreto delle rune. Rispetto al debut sono scomparsi i momenti tiratissimi e caotici, troppo banali per una band geniale come i Borknagar, e in effetti le prime song di questo album al massimo propongono ritmi calzanti, ma mai vorticosi. Dopo la solita song atmosferica di sole tastiere ecco due tra i più bei brani mai composti dalla band: “A Tale Of Pagan Tongue”, capace con il suo riff d’apertura di spingere le emozioni attraverso i tempi e rituffarle in un’antichità remota. Il ritornello è da brividi, è l’esaltazione dell’armonia che regna in Natura, in cui le note dei Borknagar si disperdono come petali al vento. Più sofferta la successiva “To Mount And Rove”, la cui musica rappresenta come un quadro impressionista il volgere delle stagioni, come indicato dal testo. Ecco che qui si rivela un altro segreto prezioso dei Borknagar: la capacità di amalgamare ogni singolo elemento con gli altri, dare ad esso aria e creare una costellazione dopo l’altra in modo da riempire un universo sonoro infinitamente ricco e multicolore. “Grimland Domain” è il primo brano veramente tirato ed esplicitamente epico, e non sorprende più la capacità della band di saperlo trasformare in un qualcosa di mastodontico, irrefrenabile, con quel giro di tastiera che sembra riecheggiare le antiche cariche di cavalleria che scuotevano l’aria per annunciare la devastazione. Dopo questa scarica di adrenalina si ritorna nel bel mezzo della foresta, luogo sacro in cui immergersi nei propri pensieri, cullati dalla dolce cantilena di “Ascension Of Our Fathers” (altro titolo sintomatico, ma sottolinearlo ormai è diventato superfluo). Come concludere questo capolavoro? Scegliendo ovviamente un mezzo che funzioni da legame tra questa vita e quella ultraterrena, dove campeggia solenne l’immortalità. Ecco dunque “The Dawn Of The End”, carica di quella tensione escatologica mista tra paura e sogno che tradisce debolezze e mette a dura prova ogni certezza. La parte finale del brano è uno dei momenti più alti raggiunti dal metal estremo, ma anche della musica tutta, quella almeno che sa eccitare un animo. Di colpo, infine, la quiete: un posto solitario e silenzioso, impreziosito magari da un piccolo ruscello di acqua limpida, in cui i Borknagar immergono i sogni nella consapevolezza del fatto che l’uomo è figlio della Natura. “Wind, Water, Earth, Fire: invincible!”.

TRACKLIST

  1. The Eye Of Oden
  2. The Winterway
  3. Om Hundrede Aar Er Alting Glemt
  4. A tale Of Pagan Tongue
  5. To Mount And Rove
  6. Grimland Domain
  7. Ascension Of Our Fathers
  8. The Dawn Of The End
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