voto
7.5
7.5
- Band: BORKNAGAR
- Durata: 00:54:39
- Disponibile dal: 09/03/2010
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
A quindici anni dalla nascita, arriva il nuovo album dei norvegesi Borknagar, a sei anni di distanza dall’ultimo vero studio album “Epic”, tralasciando l’acustico “Origin” uscito nell’intermezzo. “Universal” è il primo CD prodotto dalla Indie Recording, label norvegese indipendente e molto oculata dal punto di vista della scelta dei gruppi. Quasi un’ora di musica, tanta qualità, suono curato e musicisti super preparati. “Universal” non va assolutamente giudicato subito, poiché tanti sono gli ascolti necessari a cogliere le tante finezze e le tante sfumature che caratterizzano le tracce dei progressive black metallers. Di certo il trademark del gruppo è rimasto invariato: Vintersorg canta alla solita maniera, le tastiere sono spesso un elemento portante e non un corollario della struttura delle canzoni e la sezione ritmica rimane sempre d’impatto, denotando come il nuovo batterista Dave Kinkade (Malevolent Creation, Divine Empire) si sia inserito senza problemi. Il suono del suo strumento è molto live, in generale comunque il missaggio evidenzia qualche problema quando tutti gli strumenti sono in piena e vigorosa azione. Ma cambiamo versante: l’album è aggressivo fin da subito, l’arpeggio melodico di “Havoc” lascia subito spazio alla velocità del brano che lascia intuire fin da subito quale sarà il leit motiv del disco, ovvero le tastiere come dominus. Sono le chitarre, infatti, che inseguono le note di Lazar: l’album quindi sembra più “tastieristico” che “chitarristico”. Vintersorg, dicevamo, canta secondo il suo stile, crudo nelle parti growl, bene su quelle pulite. Molto bella risulta “Reason”, canzone docile, molto melodica, che consente di apprezzare appieno le qualità dei singoli strumentisti e le ottime parti di voce pulita. Brano fra i migliori dell’album. Si segnala fra le più meritevoli anche “For A Thousand Years To Come”, traccia briosa e ben equilibrata. Sul finale del disco, dopo altri brani validi, generalmente molto veloci e con buoni break melodici nel classico stile dei norvegesi, arriva la chicca: è un autentico tuffo nel passato ascoltare l’ospitata di ICS Vortex sulla bellissima “My Domain”, brano controllato e arioso… sarà probabilmente questione di gusto, oppure nostalgia, di certo il pezzo conferma le immense qualità di Vortex. “Universal” quindi si segnala come album dalla lenta assimilazione, di qualità indubbia, vista anche l’esperienza dei musicisti, e che riporta in auge i Borknagar dopo un lungo periodo di gestazione che, a dire il vero, aveva fatto sperare di meglio. Copertina comunque bellissima.