7.0
- Band: BORKNAGAR
- Durata: 00:53:01
- Disponibile dal: 26/03/2012
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Urd, una delle tre temibili Norne della mitologia nordica che tesse il destino degli uomini: i Borknagar sembrano aver posto nelle sue mani il proprio destino e quello del nuovo album che le hanno dedicato. “Urd” evoca inevitabilmente una dimensione epica e nordica, una dimensione ben nota alla band guidata come al solito dal talentuoso chitarrista Øystein G. Brun. Ma non illudetevi più di tanto, il nuovo album non rappresenta un ritorno dei Borknagar al periodo magico del capolavoro “The Olden Domain”. Con “Empyricism” ci fu un cambiamento nella band, venne intrapreso un nuovo percorso che i Borknagar stanno ancora percorrendo. Non si può però non percepire il tentativo della band norvegese di voler rispolverare le atmosfere epiche e vichinghe ed inserirle in un contesto moderno e sperimentale per adattarle al loro odierno trademark. Si può dire che musicalmente questa non facile fusione sia stata raggiunta con un risultato davvero brillante: le tastiere sono ritornate in parte a creare le giuste atmosfere, hanno supportato il cantato di Vintersorg per investirlo di un’aura epica (come nell’opener “Epochalypse”). Proprio il cantato pulito di Vintersorg, sempre ineccepibile quanto a tecnica, continua a reppresentare in “Urd” quella barriera “progressive” insormontabile dalla band affinché le canzoni dei Borknagar ritornino ad avvicinarsi a quelle dei vecchi album. Musicalmente, infatti, il nuovo “Urd” ha più di un punto in comune con “Quintessence” e non c’è da stupirsi, dato il ritorno in formazione di uno degli artisti più stimati a livello internazionale: il poliedrico bassista/cantante ICS Vortex. Vedremo in futuro come i Borknagar sapranno gestire la presenza di due ottimi cantanti in formazione e se Vintersorg (abile anche come chitarrista) manterrà il ruolo di lead singer. L’unico brano davvero sperimentale e fuori dal coro è “The Beauty Of Dead Cities”, in cui il cantato sembra più adatto ad un brano british pop che non ad una release di metal estremo, ma qui è anche difficile non sentire il marchio del tastierista Lazare, che con i suoi Solefald aveva creato atmosfere simili nel bizzarro e geniale “Neonism”. “Urd” è un album più che discreto, più interessante del suo predecessore, ma l’ascolto lascia un po’ l’amaro in bocca, perché è solo un riflesso, in parte distorto, di quello che sono stati capaci di fare i Borknagar ad inizio carriera.