6.5
- Band: BORN FROM PAIN
- Durata: 00:32:47
- Disponibile dal: 15/02/2019
- Etichetta:
- Beatdown Hardwear Records
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Non accennano a fermarsi, i Born From Pain, anche se la notorietà di cui avevano goduto ai tempi della loro permanenza nel roster Metal Blade Records è forse un ricordo. Il gruppo di origine olandese comunque si muove bene da sempre anche e soprattutto in contesti underground, rivendicando e mettendo in primo piano la propria tenace indole ad ogni appuntamento live e in studio. Sono trascorsi ben quattro anni dall’uscita del precedente “Dance With The Devil” e la band torna con “True Love”, ennesimo disco pieno di riflessioni sulla attuale situazione politica e sociale, in cui il frontman Rob Franssen non usa troppi giri di parole per descrivere la presa di coscienza della distruzione, l’osservazione delle macerie e la necessità di trovare la forza per rialzarsi e ricominciare a camminare. Musicalmente, siamo come sempre dalle parti di un hardcore metallizzato che si muove a metà strada fra scuola europea e classici statunitensi, con dosi di metal e di melodia che spesso intervengono a speziare il tutto, facendo prendere ai brani un taglio ora più pesante, ora più arioso e positivo. In effetti, come già accaduto più volte in passato, i Born From Pain possono apparire sia come come una hardcore band interessata al metal, sia come dei metallari a cui piace suonare hardcore, tanto le due anime tendono a dialogare e a confluire l’una nell’altra.
Sul fronte strettamente compositivo, il disco vive di momenti altalenanti, dove episodi più carichi di potenza e pathos lasciano il posto ad altri dove non è riconoscibile un preciso lavoro di cesello e un’ispirazione coinvolgente. “Antitown”, la title track e “Rebirth”, ad esempio, hanno un’anima inquieta accolta in un groove nervoso definito da chitarre taglienti e inserti di doppia cassa, “Bombs Away” è una piacevole digressione nel d-beat, mentre in tracce come “End of the Line” o “Unstoppable” qualcosa si perde per strada, con chorus insistenti ma idee stirate e pedanti.
Ad ascolto concluso, resta l’impressione di avere fra le mani un lavoro onesto, sincronizzato con l’attualità dei nostri tempi, sentito in ogni nota; d’altro canto, alcuni pezzi risultano dozzinali o comunque difficili da apprezzare più di tanto nel loro riciclo di soluzioni abusate o nelle loro sfaccettature talvolta irregolari, cosa che ci impedisce di esaltarci fino in fondo. In ogni caso, siamo certi che i fan dei Born From Pain saranno in grado di trovare almeno un paio di nuove hit e che, dal canto suo, il gruppo si presenterà sul palco carico come sempre. Dopo tutto, è dal vivo che questa musica rende al meglio.