8.0
- Band: BORN OF OSIRIS
- Durata: 00:55:03
- Disponibile dal: 02/07/2021
- Etichetta:
- Sumerian Records
Spotify:
Apple Music:
Un artwork degno del gioco di carte Magic The Gathering ci presenta il sesto lavoro in studio dei baronetti del djent made in USA, i quali sono ormai tra i giganti indiscussi del movimento, avendo prodotto alcuni tra i lavori più influenti e di successo degli ultimi anni, e non sembrano avere nessuna intenzione di fermarsi. I ragazzi hanno una prolificità invidiabile, mista ad una qualità compositiva che ha davvero pochi uguali sulla scena core/djent. Le ritmiche frenetiche e arzigogolate, le incursioni prog e le botte di elettronica fanno come sempre parte integrante del sound dei Nostri, ma oggi più che mai, i ragazzi di Chicago sembrano pronti per fare l’ennesimo balzo in avanti con quest’ultimo “Angel Or Alien”, come da tradizione sotto l’egida di mamma Sumerian. Sin dalle prime battute, si evince come la band sia costante e coerente con sè stessa nel voler provare sempre qualcosa di nuovo, cercando di imbarocchire ancora di più la propria proposta. L’esperimento fatto con la opener “Poster Boy”, ad esempio, piace e diverte, con quel suo outro morbido dove i fiati la fanno da padrone, andando ad arricchire un gran singolo, esperimento che verrà poi riproposto per la conclusiva “Shadowmourne”, sempre con grande successo. Il secondo pezzo “White Nile” punta più sul classico, con ritmi sincopati, stop ‘n go e arpeggi dal sapore neoclassico a tutta tecnica, mentre la titletrack tocca le vette composive di questo ultimo capitolo, presentando un pezzo roccioso, stratificato ed estremamente orecchiabile, con delle parti di chitarra solista davvero sentite. “Waves” è una delle più radio friendly del lotto, partendo con un bel riff ed esplodendo in un ritornello in simil pulito che resta subito in testa, mentre “Love Story”, a dispetto del titolo, incalza senza sosta con un groove a tutto spiano. “Lost Souls” si muove su note electro prima di caricarsi ed esplodere in un altro ritornello davvero galvanizzante al sapore di melodeath scandinavo, mentre con “You Are The Narrative” i nostri sconfinano nel prog deathcore, presentandosi con uno dei pezzi più violenti della propria discografia, attentando alla salute delle nostre povere vertebre cervicali, già provate dal sudore causato dal caldo di questi giorni.
Ronnie Canizaro e soci hanno partorito probabilmente il loro disco più ricco e completo, mostrandosi come una band che non ha mai paura di osare e sperimentare, arricchendo la propria proposta senza perdere un’oncia dello smalto che ne ha decretato l’ampio successo finora, e questo, unito alle indubbie qualità individuali, li rende già una grande band. Disco da fare vostro assolutamente per farvi scapocciare a più non posso quest’estate, oltre ad essere già uno dei candidati come disco dell’anno per il genere.