7.5
- Band: BORN OF OSIRIS
- Durata: 00:46:44
- Disponibile dal: 23/10/2015
- Etichetta:
- Sumerian Records
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Li avevamo lasciati nel 2013, nel pieno della loro fase di transizione dal deathcore duro e puro degli esordi verso un monolitico ma ben più morbido djent a tratti sinfonico di quel solo modesto “Tomorrow We Die Alive”, che ha fatto storcere il naso di qualche fan, noi inclusi. Oggi, il quintetto di Chicago si ripresenta sugli scaffali con questo “Soul Sphere”, presentato come da tradizione da un artwork splendido ed evocativo ad opera del giovane artista Cameron Gray, mostrandoci una band la cui fase evolutiva sembra non subire battute di arresto. Rispetto a “Tomorrow We Die Alive” notiamo subito un sensibile ammorbidimento del sound, andando in alcuni frangenti a citare il nuovo corso dei compagni di etichetta Veil Of Maya, in altri addirittura i Bring Me The Horizon di “Sempiternal”(principalmente per la preponderanza delle tastiere, in certi punti sconfinanti nel power pop). Il lavoro, comunque, non è affatto malvagio, anzi, risulta davvero piacevole, coinvolgente e ficcante dall’inizio alla fine. A parte la pacchianata “Throw Me In The Jungle”, pezzo dove le tastiere di Joe Buras la fanno da padrone e contribuiscono a creare forse il pezzo più pop della carriera dei Born Of Osiris, abbiamo in apertura tracce come “Free Fall”, “Illuminate” o “The Sleeping And The Dead” che siamo sicuro faranno fare ai ragazzi del Midwest sfaceli sulle chart delle radio alternative di tutto il mondo, data la riuscitissima coesione di chitarrone ribassate, ritmiche sincopatissime dal groove irresistibile, linee vocali sempre accattivanti e in primo piano, e le precedentemente citate partiture di synth onnipresenti che danno alla loro proposta di oggi tutto un altro respiro se comparata con le inespressività di “Tomorrow We Die Alive”. Con “Goddess Of Dawn” sembriamo tornare ai fasti deathcore degli esordi, ma veniamo sorpresi da un ritornello in simil-clean che ci fa storcere il naso molto meno di quanto avremmo pensato. Il culmine dell’evoluzione di questi Born Of Osiris ’15 lo troviamo con “The Louder The Sound, The More We Believe”, episodio che combina idealmente metalcore e synthpop anni ’80 (provare per credere!). Il groove macina-cervicali torna con “Warlords” e “River Of Time”, mentre la conclusiva”The Composer”, altro piuttosto canonico pezzo à la Born Of Osiris, termina con un outro dancereccio che ci lascia un po’ spaesati. Tralasciando tutti i vari giudizi morali sulla commercialità del nuovo corso, del colore dei soldi et similia da metalhead del caso, questo ultimo capitolo “Soul Sphere” è davvero un ottimo lavoro, un’opera di metal moderno, accattivante e catchy all’inverosimile. Possiamo affermare senza timore di smentite che, se le cose andranno per il verso giusto, questa ultima fatica dei Born Of Osiris potrebbe rappresentare il tassello evolutivo che è stato “Sempiternal” per i Bring Me The Horizon, con tutte le contestualizzazioni del caso.