7.5
- Band: BOSSE-DE-NAGE
- Durata: 00:54:51
- Disponibile dal: 14/04/2015
- Etichetta:
- Profound Lore
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I Bosse-de-Nage vivono, nelle opinioni un’ampia parte del pubblico metal, in una sorta di analogia/contrapposizione/sudditanza nei confronti dei Deafheaven, band con cui hanno un ottimo rapporto, tra l’altro, come testimonia lo split pubblicato assieme nel 2012. Il fatto di avere qualche somiglianza con la creatura di George Clarke e Kerry McCoy rischia però di farci sottovalutare questi californiani, che a dire il vero sono scesi in campo in anticipo rispetto ai più famosi colleghi: il loro full length d’esordio, omonimo, è datato infatti 2010 e da allora i Nostri non si sono più fermati per un altro biennio, mettendo in fila altri due album intitolati semplicemente “II” (2011) e “III” (2012). È seguita una pausa di tre anni, prima che potessimo sentire qualcosa di nuovo da questi misteriosi musicisti (l’identità di tutti i membri del collettivo è ignota). “All Fours”, come suggerisce la copertina formata da scritte di varie dimensioni a incrociarsi in un apparente disordine concettuale, è un lavoro decisamente ambizioso: i Bosse-de-Nage non sono nati per accontentarsi e non hanno alcuna intenzione di finire stritolati dal trend del post-black metal oggi assai in auge, trend che hanno contribuito a creare, ma che sta loro evidentemente troppo stretto. I quattro di San Francisco attingono a un bacino di influenze vasto e profondo, qui non ci si accontenta di amalgamare la brutalità invereconda e la sporcizia sonora del black metal con le dolcezze sognanti dello shoegaze, e di trattare il tutto con la fluidità rasserenante del post-rock. La musica del quartetto è più frastagliata, ampia, ricomprende altre correnti e fa in modo di non disperdere la furia del metal estremo in una nuvola atmosferica ai limiti del sentimentale per quanto, fin dall’adrenalinica opener “At Night”, sia evidente la cifra emotiva del combo, rivolto ad assecondare pulsioni screamo come pochi altri nell’universo del black metal ‘evoluto’. Al contempo, le strutture ritmiche viaggiano spesso su binari funambolici, vere montagne russe di marca match-core, ricorrendo con parsimonia alle sfuriate in blast beat che vanno a costituire, invece, una delle architravi nella proposta dei Deafheaven. Si può parlare senza problemi di black metal progressivo, addirittura, perché i Bosse-de-Nage non vanno a cercare ritornelli o agganci melodici a presa rapida, ma imbastiscono una costante serie di rotture, concatenazioni, rompicapi ritmici tanto elaborati quanto fluidi, trascinanti. Non è da meno la varietà del riffing, con la chitarra che disegna caleidoscopi color arcobaleno senza venir meno a un’eccitante frenesia d’azione, una vitalità eminentemente hardcore che non ha paura di assorbire la semplicità del punk, i disegni pastellati del post-rock, l’irruenza del post-hardcore più assurdo. La voce stessa si flette alle esigenze strutturali e alle dettagliate scorribande chitarristiche, variando l’approccio con somma sensibilità e acume nell’individuare ogni volta la soluzione adatta alle circostanze; lo scontro tra melodie vellutate e cantato acido non avviene quasi mai in “All Fours”. In quasi un’ora di musica ad alto coefficiente di intensità, i Bosse-de-Nage deliziano e stendono, accarezzano e accoltellano, rinascono e muoiono mille volte, dando vita a un affresco di impulsi incontenibili e insaziabili, degno di essere inserito tra i migliori prodotti sfornati dalla scena black metal ‘alternativa’ quest’anno. Insieme a “Moonlover” dei Ghost Bath e in attesa di “New Bermuda” proprio dei Deafheaven, i cultori di queste sonorità hanno dell’ottimo materiale con cui trastullarsi.