7.0
- Band: BRAINSTORM
- Durata: 00:54:44
- Disponibile dal: 16/10/2009
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Ottavo album per i Bainstorm e primo dopo il passaggio da Metal Blade ad AFM Records. Il cambio di etichetta è anche accompagnato da una parziale variazione nel sound dei cinque tedeschi, sempre vicino ad un US power molto thrashy e quadrato nelle ritmiche sulle quali si staglia la voce potente del singer Andy B. Franck, ma ora con un approccio meno aggressivo, più cupo e melodico. Il nuovo disco, sebbene contenga anche i soliti up tempo dai riff ultra compatti e ritornelli semplici e diretti come nel caso dell’ottima “Cross The Line”, di “Shiver” o di “Victim”, nel corso della sua ora scarsa di durata riesce ad esplorare anche soluzioni stilistiche non propriamente tipiche del recente stile del gruppo. È la stessa atmosferica opener “Forsake What I Believed” con il suo incedere più lento, cadenzato e il cantato di Andy a tratti piuttosto tranquillo ed espressivo, a lasciare intendere che la band ha voluto integrare i brani piuttosto canonici appena menzionati con altri un tantino più ragionati e personali, nei quali trovano maggior spazio melodie di chitarra e inserti di tastiera. Chi come il sottoscritto si aspettava in apertura un assalto sonoro tipo “Falling Spiral Down”, rimarrà certamente spiazzato. Un altro brano dal taglio drammatico ed evocativo è la lunga “The Conjunction Of 7 Planets” che aperta da un arpeggio in stile ultimi Iron Maiden seguito da strofe dal cantato soffuso, cresce sino a culminare con un’accoppiata bridge-ritornello molto intensa e ricca di pathos. Tra le highlight del disco assieme alla più tirata “Ahimsa” che a parte un bridge simile a quello di “The Wicker Man” dei già citati Maiden, colpisce per un chorus potente e immediato. Purtroppo i suoni non sono eccezionali e si ha l’impressione che le chitarre non incidano come sul precedente lavoro, cosiccome il suono del rullante. Questo aspetto, assieme al fatto stesso di apparire più morbido e meno d’impatto, sono gli aspetti che ad un primo ascolto potrebbero far pensare a “Memorial Roots” come un passo falso, e in effetti è quello che è successo a chi scrive. Solo dopo diversi ascolti si riescono ad apprezzare le qualità e le particolarità di questo lavoro, con il quale i Brainstorm hanno coraggiosamente voluto evitare di andare sul sicuro con la loro solita e più che collaudata formula.