4.0
- Band: BREAKPOINT
- Durata: 00:47:01
- Disponibile dal: /11/2002
- Etichetta:
- Perennial Quest
La band francese debutta sul mercato discografico con questo disco che, francamente, delude sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto la struttura dei brani è davvero troppo banale per riuscire a catturare l’attenzione dell’ascoltatore: ci troviamo davanti a un lavoro di metal moderno che a volte strizza l’occhio al grunge, senza riuscire ad essere vincente e accattivante. Sarà forse perché gli act storici del genere hanno già dato tutto, ma questo non giustifica una simile piattezza, specie se si considera che viene da un gruppo attivo sin dal 1994 e che, dopo tanti anni di gavetta, avrebbe potuto e dovuto fare di più. Le undici composizioni tendono ad assomigliarsi fin troppo tra loro, e tra esse non ve n’è una sola che regali un piacevole sussulto… a conferma di tale stato di cose c’è infatti la terrificante pochezza di “Non Sequitur”, che tenta di ripercorrere senza successo schemi già espressi da innumerevoli band, e se poi a questo aggiungiamo una voce filtrata che non morde come dovrebbe, il risultato non potrà essere che sconfortante. Le cose non vanno meglio con “Ever New”, song che risulta comunque piacevole ma che non viene sviluppata al meglio, da una parte perché il singer Pierre R. gioca troppo ad imitare (male) i vocalizzi di Eddie Vedder, e d’altro canto per il fatto che i due chitarristi sciorinano riff di una banalità disarmante, non facendo così altro che peggiorare una situazione già di per sé non rosea. Insomma, avete capito che ci troviamo ad avere a che fare con un platter che non ha nulla da dire, e che difficilmente potrà piacere sia agli estimatori del thrash moderno a là Pantera e Machine Head, sia a chi si nutre di pane e Nickelback. Da dimenticare.