7.0
- Band: BROKEN HOPE
- Durata: 00:44:47
- Disponibile dal: 21/11/1991
- Etichetta:
- Grindcore Records
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“Swamped In Gore” dei Broken Hope può essere visto come uno dei primi tentativi di far prendere al death metal una connotazione ancora più opprimente e “gutturale”. Uno stile che da lì in poi avrebbe talvolta assunto la fuorviante denominazione “brutal”, cosa che, per inciso, chi scrive da sempre reputa del tutto illogica. Il death metal è già per sua natura brutale, punto. In ogni caso, nel 1991 questo quintetto statunitense dà alle stampe il suo primo full-length, dopo aver timidamente rilasciato un paio di demo l’anno precedente. Il gruppo è originario di Chicago, Illinois… all’epoca tutt’altro che una zona famosa per questo tipo di sound. La Mecca del death metal è la ben più solare Florida e, di conseguenza, i Broken Hope sembrano spuntare pressochè dal nulla quando la minuscola Grind Core Records immette sul mercato “Swamped In Gore”. Tuttavia, il lavoro desta un certo interesse nel circuito underground, in primis proprio grazie al suo approccio asfissiante, che fa leva su un guitar-work spesso modulato su riff squadrati e cavernosi, su ritmiche molto frastagliate – in cui i passaggi da blast-beat a midtempo risultano spesso più che repentini – e su un growling decisamente melmoso, cortesia di un Joe Ptacek (R.I.P. 2010) che ben presto diventerà celebre anche per le sue liriche di stampo “gore” assolutamente deliranti. Nonostante i Cannibal Corpse siano già allora su altri livelli di personalità e talento, le similitudini con gli autori dei vari “Eaten Back To Life” o “Butchered At Birth” appaiono abbastanza lampanti. Certo, come accennato, i nostri sembrano qui voler provare a estremizzare ulteriormente il concetto alla base dello stile dei loro connazionali, ma, nel complesso, il risultato finale è abbastanza analogo, cosa che porta i Broken Hope a guadagnarsi le simpatie di molti dei fan di Alex Webster e soci e a crearsi un buon trampolino per le loro successive mosse (il loro miglior momento arriverà però solo 6 anni dopo, con “Loathing”). In definitiva, “Swamped In Gore” ha in particolare il pregio di presentare alla scena death metal una band che non ha certo paura di risultare “la più barbara di tutte”: il songwriting non sempre è affinatissimo e qualche traccia effettivamente appare un po’ traballante, ma il disco, nel suo insieme, senz’altro non manca di attitudine e genuinità. Il classico debut album che lascia ben sperare.