7.0
- Band: BRUJERIA
- Durata: 00:53:42
- Disponibile dal: 15/09/2023
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Ogni volta potrebbe essere l’ultima – però non lo è mai, e tutto sommato siamo contenti.
Non si sa davvero come resistano, i Brujeria, schiacciati tra mille altri progetti, le band-madri, i cambi di formazione, le ospitate, le pause più o meno lunghe. Dopo il 2000, con l’uscita del terzo “Brujerizmo”, il progetto poteva fermarsi (e chi scrive ne era ormai convinto) ma dal 2016, con l’ormai mitico singolo “Viva Presidente Trump!” sia noi che loro abbiamo ricominciato a crederci davvero. Sono arrivati nuovi tour, nuovi elementi in formazione e due dischi in studio con questo questo nuovissimo “Esto Es Brujeria”.
Musicalmente – mettiamo subito le mani avanti – è un po’ difficile essere sorpresi, visto che la formula non è di sicuro quella del grindcore del primissimo capolavoro “Matando Gueros” o chissà cos’altro, ma riflette comunque le sonorità estreme in senso lato dei dischi più recenti. Ci sono sfuriate hardcore, groove metal caciarone, death metal sui generis più o meno old-school, sempre guidato dalle varie voci di Juan Brujo, El Sangron e Pinche Peach.
In fase di songwriting probabilmente rimane sempre Hongo/Shane Embury, mentre alla batteria, dopo aver registrato buona parte del disco, si è fatto da parte (crediamo per i noti problemi di salute) Hongo Jr, ovvero Nicholas Barker, comunque tributato nei video di uno dei nuovi singoli.
La gang nel complesso quindi rimane integra con i vari ex membri (che hanno nel tempo composto/suonato parte della musica) che almeno live, appena possono, tornano nei ranghi: per dire, ci è capitato di vedere dal vivo il rientro, per qualche canzone, di El Cynico/Jeff Walker giusto qualche mese fa, anche se ufficialmente il nostro risulterebbe fuori rosa dal 2016.
In questo costante andirivieni di membri e ospiti, e nonostante si riprenda materiale edito qualche anno fa (il bel singolo “Covid-666”), la sorpresa è che “Esto Es Brujeria” è un buon disco, divertente e vario a sufficienza, in grado di sfruttare l’ironia e la teatralità delle ormai vecchie identità da narcos in maniera leggera e ormai totalmente autoironica, senza renderle involontariamente ridicole.
La produzione è molto buona con dei suoni graffianti che rendono giustizia a brani magari a volte un po’ faciloni ma efficaci. Tra questi citiamo sicuramente il singolo “Bruja Encabronada” con ospite alla voce Jessica Pimentel/La Encabronada, insieme all’altro “Mochado”: entrambi sono buone rappresentazioni di un prodotto che tra interludi, probabili future scenette sul palco e canzoni vere e proprie, arriva a durare quasi un’ora, ma nel complesso è vario a sufficienza per non stancare.
Se dobbiamo ridurre tutto quanto alla domanda: “E’ questo un album sufficiente a volerli vedere dal vivo, pur con tutti i limiti del caso e della line-up che ci ritroveremo davanti?“, la risposta è sicuramente affermativa, visto che ci sono molte band che pubblicano ‘scuse’ molto meno plausibili e più raffazzonate per poter andare in tour. Promosso, e per chi scrive superiore a “Pocho Aztlàn”.