7.5
- Band: BRUTAL TRUTH
- Durata: 00:41:17
- Disponibile dal: 20/04/2009
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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Abbiamo dovuto attendere dodici anni, ma alla fine il sogno si è avverato ed i Brutal Truth sono tornati! L’ultimo full length della band risaliva infatti al 1997 e si trattava di “Sounds Of The Animal Kingdom”: dopo sono arrivati alcuni split ed un live ep, insieme allo scioglimento. Contrariamente a molte altre reunion, quella dei newyorchesi era particolarmente attesa, in quanto se ne erano andati fin troppo precocemente e quando erano all’apice della carriera. Detto dell’ingresso in formazione del guitarist Erik Burke, a quanto pare attivo anche in fase di songwriting, possiamo passare all’esame del nuovo “Evolution Through Revolution”. Diciamo subito che il lavoro non è di quelli innovativi, ma il grind dei nostri rimane corrosivo e maledettamente d’impatto; certe sperimentazioni noise presenti ad esempio su “Need To Control” qui non trovano spazio. In sostanza ci troviamo davanti ad un album grind piuttosto canonico ed old school, fatto di velocità molto sostenute, ma anche di break rallentati decisamente ben studiati. La sezione ritmica composta dalla coppia Lilker / Hoak è a dir poco terremotante, grazie soprattutto ad un portentoso lavoro del drummer in forza anche ai Total Fucking Destruction. Kevin Sharpe non delude le aspettative con la sua voce al vetriolo che spazia su differenti tonalità, mentre le chitarre sono sempre affilate come rasoi e pronte a colpire con i loro riff e degli assoli assolutamente deviati. Ciò che realmente consente a “Evolution Through Revolution” di ergersi al di sopra della media delle uscite attuali è la capacità della band nel destreggiarsi all’interno di un genere che oramai conoscono a menadito. Ad esempio, la doppietta “Get A Therapist Spare The World” e “War Is Good” è emblematica a tale proposito: mentre il primo brano vive su passaggi particolarmente pesanti ed elaborati, la seconda è una mazzata grind di pochi secondi che coglie l’ascoltatore quasi alla sprovvista. L’alternanza delle situazioni presenti nel lavoro fa sì che, pur non inventandosi assolutamente nulla, il quartetto riesca a tenere desta l’attenzione in qualsiasi frangente. Purtroppo non abbiamo i testi a portata di mano, ma titoli quali “Fist In Mouth”, “Global Good Guy”, “Humpty Finance”, “Bob Dylan Wrote Propaganda Songs” e “Grind Fidelity”, che in realtà è una sorta di brano sludge core, fanno ampiamente capire che l’attitudine e l’integrità della band non sono assolutamente in pericolo. I Brutal Truth insomma riducono all’osso il loro tipico sound e forse questa per loro era la maniera migliore per rientrare dopo così tanti anni. L’impatto rimane terremotante, il godimento elevatissimo: cosa volete di più da quattro vecchi tossici? For Drug Crazed Grind Freaks… e non solo per loro!