8.5
- Band: BRUTAL TRUTH
- Durata: 00:42:56
- Disponibile dal: //1994
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
Dopo essere stati osannati per il loro esordio “Extreme Conditions Demand Extreme Responses” i Brutal Truth, con un coraggio da leoni, invece di continuare sulla strada che li ha resi famosi, mischiano le carte in tavola e se ne escono con “Need To Control”. Correva l’anno 1994 e, per i tempi, questo lavoro era realmente rivoluzionario. Le basi grind sono ancora ben presenti nel suono dei nostri, ma vengono arricchite da sonorità che vanno dal noise all’industrial, passando per lo sludge. In apertura troviamo infatti la magnifica “Collapse” brano di oltre cinque minuti lento e pesantissimo che ha lasciato interdetto be più di un fan. Dalla successiva “Black Door Mine” ritroviamo la band incazzata e violenta dell’album precedente, se possibile ancora più carica e con la componente crust core che prende decisamente il sopravvento su quella prettamente metal. In “Need To Control”, oltre alla già citata opener, vi sono dei brani letteralmente leggendari, quali “Godpalyer”, “I See Red” e “Choice Of A New Generation”. In “Godplayer” i ragazzi giocano con il noise e con il death metal e producono un brano cadenzato e maligno che si tramuta poi nella canonica sfuriata grind. “Choice Of A New Generation” è diventata una sorta di hit per la band ed in effetti, pur essendo un brano velocissimo, riesce a risultare quasi orecchiabile posto nel contesto dell’album! Il vero capolavoro però è “I See Red”, dove i newyorkesi riescono a mischiare grind e punk in maniera strabiliante, che ancora oggi colpisce per la modernità della proposta. Da segnalare anche dei brani prettamente industrial che contribuiscono ad aumentare il senso di angoscia generato dalla musica dei Brutal Truth. Ogni traccia ha una sua propria logica all’interno di “Need To Control”, perfino la cover dei The Germs “Media Blitz” che vede la presenza di Mike Williams dei grandissimi EyeHateGod dietro il microfono; la coesione generata dalle singole tracce, unita ad un artwork meraviglioso e ad un concept che essenzialmente preferisce guardare alle miserie dei singoli che non a quelle della collettività rende questo secondo capitolo della discografia di Lilker e soci una pietra miliare della musica estrema e il sicuro picco della ancor breve carriera della band.