6.0
- Band: BULLET FOR MY VALENTINE
- Durata: 00:41:07
- Disponibile dal: 14/08/2015
- Etichetta:
- RCA
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Acclamati una decina di anni fa come la risposta europea a Trivium e Avenged Sevenfold, i Bullet For My Valentine hanno mantenuto questo status per un album e mezzo (l’ottimo “The Poison” e, in misura minore, il comunque valido “Scream Aim Fire”), perdendo il consenso della critica con i successivi “Fever” e “Temper Temper”, disco quest’ultimo peraltro registrato dal solo Matt Tuck in compagnia del batterista Michael “Moose” Thomas. Dopo gli inevitabili scazzi interni dei due esclusi – culminati con l’uscita di scena del bassista Jason ‘Jay’ James e il risciacquo dei panni sporchi in pubblico ad opera del chitarrista Michael ‘Padge’ Paget – e, soprattutto, il brusco calo nelle vendite, non stupisce apprendere che il nuovo album sarà un ritorno alle sonorità più pesanti degli esordi, come peraltro già intuibile dal venefico titolo (alla faccia della fantasia…) e dal ritorno in cabina di regia di Colin Richardson. Dalle parole ai fatti, “Venom” alza subito i giri del motore con le varie “No Way Out”, “Army Of Noise” e “Broken”, cavalcate chitarristiche dove la sei corde del redivivo Padge, il più metallaro del gruppo, torna a ruggire come ai bei tempi, anche se l’indiscutibile tecnica non riesce a sopperire l’altrettanto evidente mancanza di spontaneità. Tra qualche caduta di stile (la title track in odore di “Tears Don’t Fall 3”, roba che neanche i Metallica con “The Unforgiven”) e qualche faciloneria di troppo (l’attacco in stile 30 Seconds To Mars di “You Want A Battle? (Here’s a War)”), il dischetto scorre veloce, alzando il tiro sul finale con le più valide “Hell or High Water” e “Pariah”. Detto che le bonus track della deluxe edition non avrebbero sfigurato nella tracklist ufficiale, resta il dubbio su un disco il cui merito principale è quello invertire il trend decrescente, ma comunque arrivato fuori tempo massimo; soprattutto pensando che i Trivium hanno fatto di meglio quasi dieci anni fa con “Ascendancy”, e da allora hanno cambiato pelle altre 2-3 volte. Chi è rimasto legato ai BFMV dei primi due album potrebbe non restare insensibile a questa operazione nostalgia, ma nel vasto calderone del metalcore più orecchiabile c’è molto di meglio.