8.0
- Band: BULLET MONKS
- Durata: 00:46:23
- Disponibile dal: 27/03/2009
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Senza leggere nulla dal booklet di questo album, inseritelo nel vostro lettore, chiudete gli occhi e ascoltate… oltre al fatto che difficilmente riuscirete a stare fermi, vista la straordinaria carica che “Weapons Of Mass Destruction” vi trasmetterà, penserete di trovarvi di fronte ad una band al 100% “made in USA”, proveniente da quella scuola che ha forgiato i Velvet Revolver e i Little Ceaser del grande Ron Young. Invece i Bullet Monks sono una band tedesca che però non ha proprio nulla da invidiare agli illustri colleghi di cui sopra, anzi, in alcuni passaggi possiamo tranquillamente affermare che questa band raggiunge le straordinarie vette dei maestri del genere. La band teutonica mischia alla perfezione i semplici ingredienti tipici del rock ‘n roll o, come loro stessi lo definiscono, del mosh ‘n’ roll, ottenendo però un sound potente, cattivo e allo stesso tempo straordinariamente coinvolgente; chitarre, basso e batteria sono componenti semplici, qui in versione pura e cruda come non mai, capaci di regalarci un sound che gli stessi Motörhead invidierebbero, complice una produzione a dir poco perfetta. Già dall’opener “No Gain Just Pain” i Bullet Monks scatenano tutta la loro potenza e cattiveria musicale con un brano semplicemente straordinario, che viene riproposto in chiusura d’album nella versione unplugged, mostrando come questa band abbia veramente talento da vendere anche nell’arrangiare i propri lavori in maniera più soft; la tracklist prosegue su livelli qualitativi veramente notevoli, racchiusi sempre nelle coordinate stilistiche espresse dall’opener, senza mostrare particolari flessioni e soprattutto senza proporre song scontate o in versione fotocopia. Importante nota di merito per il singer Tyler Voxx, in possesso di un talento non comune e che ricorda molto la voce calda e al contempo graffiante del collega Ron Young. Un album che si candida a pieno titolo come una delle migliori release dell’anno, ma soprattutto che ci regala un’altra stella di prima grandezza nel genere; non resta che aspettare l’evoluzione di questa band, curiosi di gustarcela in sede live.