7.5
- Band: BULLET-PROOF
- Durata: 00:47:34
- Disponibile dal: 24/04/2017
- Etichetta:
- Sleaszy Rider Records
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‘La giustizia è l’utile del più forte’. E’ con il monito del filosofo greco Trasimaco, che prende vita la rabbiosa corsa dei Bullet-Proof autori, con “Forsaken One”, del loro secondo full-length. Rasoiate di thrash vecchio stile si mescolano perfettamente a sonorità più moderne, senza disdegnare richiami all’heavy metal di matrice più classica. Ed è proprio questa la formula vincente portata avanti dalla band italo-slovacca, fondata dal 2014 dal singer, nonché chitarrista, Richard Hupka. Bullet-Proof che, dopo alcuni cambi di line-up, si sono definitivamente strutturati l’anno successivo con Lukas Hupka, figlio dello stesso Richard, alla batteria, Max Pinkle alla chitarra e Federico Fontanari al basso, dando così vita al debut “De-generation”. Promossi alla prima prova, i nostri tornano ora con un nuovo album dimostrando una maggiore consapevolezza dei propri mezzi: tecnici al punto giusto, melodici quanto basta ma soprattutto aggressivi. Queste le caratteristiche che balzano maggiormente all’orecchio una volta pigiato il tasto ‘play’. E l’opener “Might Makes Right” lo conferma in toto: riff fulminei e tormentati di scuola Petrozza fanno il diavolo a quattro con passaggi chitarristici dal sapore più ‘megadethiano’. 100% thrash. E siamo solo all’inizio: con la titletrack, i ritmi rallentano, si appesantiscono e pure la voce di Hupka senior sembra acquisire tonalità simil-Chuck Billy. Le influenze teutoniche e della Bay-Area appaiono quindi evidenti; vi è tuttavia quella grinta da ‘inizio carriera’ che garantisce all’intero album una maggiore freschezza rispetto ai mostri sacri citati in precedenza i quali, pur mantenendo livelli alti di prestazione, non devono dimostrare più nulla a nessuno. E questo è un ulteriore punto a favore per la band bolzanina visto che, al giorno d’oggi, confrontandosi con coloro che li hanno preceduti, le nuove leve fanno fatica ad emergere o comunque a staccarsi di dosso quel fastidioso ‘già sentito’ che spesso li attanaglia. I Bullet-Proof riescono invece a mantenere in equilibrio la sfida con il passato e con “Portrait Of The Faceless King” ci regalano un avvitamento sonoro che caratterizza buona parte del brano prima di un refrain dalle forme più moderne ed anche più orecchiabili. E se “No One Ever”, uno dei pezzi migliori del lotto, riporta la terra a tremare, grazie soprattutto alla prestazione maiuscola di Hupka junior, “I Was Wrong” si assesta come una tipica heavy metal song, avvicinandosi addirittura ai lidi dell’hard rock. Ennesima conferma della versatilità stilistica di un gruppo che ha tutte le carte in regola per diventare IL gruppo. “Forsaken One” prosegue quindi con il brano più tirato e nervoso: una furibonda lite casalinga dà avvio ad “Abandon”, con la strofa caratterizzata da un midtempo sostenuto prima del martellante stacco centrale, seguito a sua volta da un vorticoso quanto tecnico intermezzo strumentale. Premiato da una discreta produzione, l’album si dirige alle battute finali mantenendo quella varietà ritmica e melodica che lo ha contraddistinto sino a questo punto. Più soft “Lust”, più diretta “Revolution” sino alla conclusiva “Little Boy” in cui abbiamo un po’ la summa dell’intero operato dei Bullet-Proof: avvio roboante, strofa moderna, ripresa in thrash old-style prima di un refrain modernissimo che si stampa in testa con la dovuta facilità. Potrebbe sembrare banale come concetto ma l’esperienza di Hupka padre abbinata alla voglia di ‘spaccare tutto’ di Hupka figlio, ha dato vita ad un’interessantissima nuova realtà in chiave thrash metal. Bullet-Proof: promossi ancora una volta. Due indizi non faranno una prova ma noi siamo fiduciosi.