7.0
- Band: BULLETHOLE
- Durata: 00:32:00
- Disponibile dal: 10/04/2003
- Etichetta:
- Black Lotus Records
- Distributore: Audioglobe
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“Twist the knife to the fucking bone!”. Questa frase, urlata a ripetizione nel chorus dell’opening-track di questo disco, fornisce un’immagine che riflette piuttosto bene le sensazioni generate dalla musica dei Bullethole, terzetto greco (ora diventato quartetto, grazie all’acquisto del bassista Kiriakos) in forza tra le file della Black Lotus Records: un rapido ed esauriente concentrato di brani che penetrano nella carne, le cui lame affondano in profondità fino a scalfire persino le ossa…Provate ad immaginare un pauroso incrocio tra The Haunted, Earth Crisis e gli Slayer più cadenzati, ed avrete un decente quadro della situazione; un riffing parecchio pesante, decisamente thrashy ma con poderosi rallentamenti groovy, fa da basamento, permettendo ad una batteria prodotta con qualche riserva (troppo “effetto campana”), una voce impostata su di un cupo screaming growleggiante (avete presente come potrebbe cantare Tom Araya se fosse preda di una forte raucedine?) e qualche solo di discreta fattura, di innestarsi tranquillamente senza infamia alcuna. Il risultato è, quindi, un thrash-core spaccaossa che potrebbe rendere felicissimi i molti fan orfani dei Pantera o comunque, più in generale, gli estimatori della musica da headbanging. “Incarceration” è il debut-album per i Bullethole i quali, in precedenza, avevano realizzato due mini-CD sotto il nome di Human Decay; in seguito a problemi di omonimia, ecco l’obbligatorio cambio di monicker. Pur provenienti da un paese tendenzialmente portato ad esprimersi ad alti livelli in contesti più estremi (leggi: black/death), i tre ateniesi sono assolutamente meritori di attenzione; ovvio, i brani composti non sono privi di difetti, in primis si direbbe una certa ripetitività e mancanza d’originalità, lacune che però vengono colmate rispettivamente dalla compressione dei pezzi e dal loro impatto assassino. L’opener “Twist The Knife”, “Broken Lies, Shattered Alibis” (chi dice Slayer per primo vince la bambolina!), la densa e stra-satura “Drowned” e l’odio ragionato vomitato fuori da “Moment Of Hate” sono solo alcune delle track di “Incarceration”, lavoro non eccelso e non eccezionale, ma che sa il fatto suo in quanto ad immediatezza, violenza e compattezza; e questo è quello che il genere richiede! Sette pieno, e sotto un altro…