7.5
- Band: BURIAL HORDES
- Durata: 00:40:49
- Disponibile dal: 10/02/2014
- Etichetta: Hellthrasher Prod.
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Grecia è prima di tutto sinonimo di extreme metal di qualità. Questo, partendo dalla gloriosa scena black/death di metà anni ’90 – resa celebre da gruppi come Nightfall, Rotting Christ e Septic Flesh – fino ad arrivare ai giorni nostri e agli ottimi lavori di Dead Congregation, Dodsferd e Necrovorous, lo diamo ormai per assodato. E’ quindi con poco stupore che vi parliamo di “Incendium”, terza fatica sulla lunga distanza e primo frutto della collaborazione con la polacca Hellthrasher Productions per i pittatissimi Burial Hordes, quartetto con sede nella capitale Atene e responsabile di un suono le cui radici affondano tanto nella tradizione black (ellenica e non) quanto in quella death più blasfema e catacombale. I tempi del debutto “War, Revenge And Total Annihilation”, quando la band giocava a riproporre lo stile sanguinario e “no compromise” dei primi Carpathian Forest, sembrano ormai un lontano ricordo; nel 2014 elementi come atmosfera e melodia riescono sempre a ritagliarsi un’ampia porzione di spazio, al punto da diventare protagonisti indiscussi degli otto brani che compongono la tracklist. Si prenda ad esempio la terza traccia, “Nailed Curse”: partenza bruciante e violentissima – sorretta dall’intenso lavoro della coppia d’asce e dal growling ieratico del frontman Cthonos – seguita da uno stacco centrale dal sapore ipnotico, con le chitarre ora intente a tessere eleganti arabeschi ed il battito soffuso dei piatti a fare capolino dallo sfondo. Risulta chiaro che velocità e furia iconoclasta non sono tutto in questa quarantina di minuti di musica; per ogni scarica di blast-beat e tremolo picking troviamo sempre una decelerazione, quasi fosse un momento di raccoglimento per il nostro spirito martoriato dalle fiamme, come nel caso della splendida “Scorned (Aokigahara)” e dei suoi continui saliscendi emotivi. Senza sacrificare nulla in termini di impatto e perfidia (basti sentire “Black Shrouds Of Depravity”), i Nostri sono quindi riusciti a compiere il tanto agognato salto di qualità e – con il contributo dell’ottima produzione di Magnus Andersson dei Marduk – a regalarci una delle prime, vere perle underground dell’anno. Non lasciatevi trarre in inganno dalla banale copertina e preparatevi per uno dei più emozionanti tuffi all’Inferno degli ultimi mesi.