7.5
- Band: BURIAL (IT)
- Durata: 00:43:35
- Disponibile dal: 29/10/2021
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
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È da qualche anno che il nome dei Burial gira tra i più attenti osservatori del nostro panorama underground. Un monicker non particolarmente originale, ma che è già diventato sinonimo di una proposta interessante. Sin dai primi EP la death-doom metal band di origine toscana – nella quale militano membri di Coexistence e Vexovoid, fra gli altri – è infatti riuscita ad attirare l’attenzione di una certa nicchia di pubblico, probabilmente ammaliato dal fascino decadente delle sue composizioni.
Ora sotto contratto con la Everlasting Spew Records, il quartetto pubblica il proprio debut album, dall’altisonante titolo di “Inner Gateways To The Slumbering Equilibrium At The Center Of Cosmos”, confermando le buone impressioni suscitate sinora e al contempo aprendo la porta a nuove fascinazioni e a un’ulteriore evoluzione stilistica. Se infatti i primi lavori del gruppo erano principalmente devoti a un fosco death metal temprato con il classico pedale HM-2, in questa prima opera sulla lunga distanza ciò che prima di tutto salta all’orecchio è un maggior coraggio a livello di scrittura, in modo particolare dal punto di vista melodico e della costruzione dei climax atmosferici, i quali oggi conducono spesso ad estese derive strumentali corroborate da un senso di abbandono mai così evidente. Anche le ritmiche, conseguentemente, hanno subito una certa decelerazione, avvicinandosi più di frequente a canoni death-doom per meglio supportare le nuove iniziative delle chitarre, oggi spesso impegnate a disegnare arpeggi sibillini e motivi desolanti dove la band mette da parte la ricerca dell’impatto in favore di arie impalpabili cariche di nera emotività.
Proprio queste aperture si rivelano il punto di maggiore interesse del disco: se infatti era sì ipotizzabile una maggiore ricerca di atmosfera di pari passo con lo sviluppo di una propria maturità artistica, al tempo stesso non si era del tutto preparati a un tale azzardo da parte della band in questo senso. Ascoltando un brano come “Halls of the Formless Unraveler” e la successiva “Absent Visions Conceive Unspeakable Beings”, ad esempio, non vengono solo alla mente i soliti Disembowelment o gli spunti più sperimentali di una realtà come gli Spectral Voice: i Burial in questa circostanza dilatano il sound a tal punto da fare addirittura venire in mente alla lontana canoni ritual ambient o post metal neurosisiani. Non è dunque un caso che “Inner…” dia il meglio nei momenti in cui le due anime – quella elettrica di stampo death metal e quella pulita e inquieta – si incrociano con maggiore intensità: quando ciò accade ci ritroviamo infatti con notevoli dimostrazioni di quante frecce al proprio arco abbiano i ragazzi, i quali mostrano la ferma intenzione di rifuggire la prevedibilità e di sapere come plasmare un suono eclettico e al contempo coeso. Chissà, forse tra qualche anno il gruppo sarà persino in grado di compiere un’evoluzione simile a quella dei Fuoco Fatuo. Per il momento, in ogni caso, ci resta fra le mani un lavoro senza dubbio interessante, che i fan di band come i Krypts o i suddetti Spectral Voice dovrebbero valutare attentamente.