6.5
- Band: BURN MY SHADOWS
- Durata: 01:04:31
- Disponibile dal: 09/10/2010
- Etichetta:
- Einheit Produktionen
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
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Debutto assoluto per la giovane band bavarese dei Burn My Shadows, nata nel non lontano 2008. Senza pubblicare nemmeno un demo ufficiale, il quintetto tedesco decide di produrre subito questo “Havoc”, CD che ha la fortuna di venir sostenuto fin da subito dall’etichetta teutonica Einheit Prod. Questa uscita è un po’ atipica per la Einheit Prod, label che sin dalla sua nascita ha voluto sostenere i gruppi pagan/viking metal; in realtà questi Burn My Shadows non sembrano appartenere a questi sottogeneri, quanto piuttosto ad un death metal piuttosto melodico e swedish style come andava tanto di moda una quindicina di anni fa. I primi nomi, infatti, che vengono in mente ascoltando “Havoc” sono i Gates of Ishtar ed i A Canorous Quintet, non di certo gli Helheim o Moonsorrow. Proprio questo tocco retrò’ di un death metal che in pratica non si suona più è il punto di forza dei Burn My Shadows. Le idee messe su questo CD non sono moltissime e men che meno possono ritenersi originali, ma la produzione è potente a sufficienza, l’esecuzione dei brani è soddisfacente ed il songwriting ha in media una qualità discreta. Non sono molti altri i punti di forza del sestetto tedesco, però su questo album troverete un paio di brani vincenti, primo tra tutti “Splitted Heaven”. L’uso dei synth è molto moderato e lo strumento entra in scena in punta di piedi, rubando raramente la scena alla base ritmica death metal semplice ma quadrata. I Burn My Shadows sanno evitare, intelligentemente, i soliti tappeti di tastiera tanto in auge durante gli anni ’90, preferendo inserti di pianoforte azzeccati e ben inseriti all’interno dell’economia dei brani. Questo “Havoc” potrà benissimo regalare piacevoli momenti a chi amava un certo tipo di death metal melodico anche se qui non troverete incroci e armonizzazioni estasianti di chitarre perché il songwriting della band bavarese è davvero elementare e predilige creare un muro sonoro compatto piuttosto che un intreccio intricato di armonizzazioni fatte con le chitarre. Semplici, ma efficaci: per essere al debutto vero e proprio, i Burn My Shadows riescono a convincere quanto basta.