6.5
- Band: BÜRNER
- Durata: 00:33:27
- Disponibile dal: 15/09/2023
- Etichetta:
- Time To Kill Records
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La formula degli svedesi Bürner è di quelle spudoratamente semplici: hard rock fino al midollo, con il solo gusto di divertirsi, sorseggiando qualche birra, tenendo il ritmo con il piede o con il palmo della mano (l’altra nel frattempo è impegnata a sorreggere la caraffa di turno). Come già ampiamente dimostrato nel loro album di debutto – o di battesimo se vogliamo (“Baptized In Gasoline” del 2020) – il terzetto scandinavo viaggia con franchezza e devozione lungo i solchi secolari tracciati da Motörhead ed AC/DC e, con il qui presente “Hittin’ The Target”, tira dritto per questa strada, seguendo così il discorso iniziato tre anni anni fa.
Caciaroni il giusto, grezzi quando basta, Björn Ohlson, Mats Thuresson e Jan Andersson rappresentano il classico quadretto familiare: tre amici di vecchia data che, nel tempo di libero, si danno appuntamento per svincolarsi dalle incombenze lavorative, imbracciando una chitarra, un basso, sedendosi dietro ad una batteria per celebrare al meglio la forza trascinante e spensierata del rock, graffiando nel microfono dieci brani dove il senso dell’ironia la fa da padrone. Simpatia a trentadue denti come ben illustrato anche dalla copertina del disco, in cui il trio si traveste da perfetti uomini-cannone, pronti per essere lanciati in orbita.
Dalla corale “Beer Before Glory”, il cui incedere rimanda ai granitici Anvil, alla rapidissima “Warrior”, la quale, con i suoi due minuti e mezzo, ci spedisce direttamente sui binari percorsi da hit immortali quali “Ace Of Spades” e simili; dalla sguaiata “Burnerator” a “Bring Me The Fire”, regolata su riff imbastiti a suo tempo dai fratelli Young; scelte sicuramente non originali, ma che comunque lasciano il segno. Anzi, nel nostro caso, centrano il bersaglio. Canzoni come “Baptized in Gasoline” o “Soulmate Killer” non inventano nulla di trascendentale: la loro forza risiede tuttavia nella capacità di farti inconsciamente muovere la testa; un segnale minimo ma vincente, che la conclusiva e atletica “Up Shit Creek” va definitivamente a certificare. “Hittin’ The Target” non è il classico dischetto da tenere sullo scaffale, ma deve rimanere a portata di mano, da schiaffare nello stereo quando urge il bisogno di evadere, anche solo per un attimo, dalla monotonia quotidiana.