7.0
- Band: BURNING BLACK
- Durata: 00:52:59
- Disponibile dal: 10/10/2014
- Etichetta:
- LMP
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Spesso ingiustamente relegati ai margini della cronaca nazionale, i Burning Black proseguono con invidiabile tenacia e palpabile determinazione il proprio percorso artistico inaugurato in sordina circa dieci anni fa. Giunto all’importante traguardo del terzo studio album, il collettivo proveniente da Treviso dimostra di possedere una comprovata abilità nel riportare in vita alcune tra le migliori caratteristiche dell’heavy metal classico. Più precisamente i Nostri attingono a piene mani, ed in egual misura, dalla scuola teutonica e statunitense, territori culturali da cui sono emersi importanti realtà che hanno sparato le migliori cartucce tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Al contempo, emerge un meticoloso approccio compositivo alla materia, derivato da una serie di rifiniture certosine negli arrangiamenti, volte a valorizzare ogni singolo tassello di questo mosaico sonoro. “Remission Of Sin” contiene al suo interno una manciata di episodi che, se da un lato non aggiungono nulla di quanto già espresso in passato dai ‘big’, dall’altra ci mostrano chiaramente un gruppo affatto timoroso nell’azzardare in taluni casi alcune soluzioni poste al di fuori degli standard del genere. Durante il loro incedere incalzante, “Mercenary Of War”, “Visionary In A Primitive Future” e la title track si snodano attraverso tonalità cangianti, dense di cambi di umore, acuite da un sapiente incastro di melodie ed impennate chitarristiche che rievocano la forma e la sostanza dei mai troppo apprezzati Angel Dust. “Flag Of Rock”, “Love Me” e “True Metal Jacket” invece spostano il baricentro verso soluzioni leggermente più accessibili, soprattutto per merito di una ricerca quasi ossessiva del ritornello perfetto. Il medesimo discorso non si può di certo fare per la terremotante “Crucified Heart”, autentica mazzata tra capo e collo di purissimo US Metal che conferma la volontà dei Nostri di non volersi piegare ad eccessivi compromessi con il mainstream. Non ci stupiamo che un’affermata realtà indipendente come la Limb Music abbia reclutato già dal precedente “MechanicHell” i Burning Black nella propria scuderia, probabilmente anche per merito dell’ugola affilata di Dan Ainlay. Oltre a possedere un’estensione vocale di tutto rispetto, il frontman è in grado di esprimersi in un inglese di ottima qualità, caratteristica indispensabile per tentare di fare il colpaccio all’estero, con un pizzico di gradita fortuna. Incrociamo le dita.