8.5
- Band: BURST
- Durata: 00:46:51
- Disponibile dal: 31/10/2005
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Self
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La crescita, la maturazione, il salto di qualità. Eccoli qui tutti assieme, serviti su un piatto d’argento che porta il nome di “Origo”. I fin qui poco considerati Burst sbaragliano definitivamente la concorrenza con il loro terzo full length album, successore del già ottimo “Prey On Life”, uscito un paio d’anni fa. I cinque svedesi si confermano una formazione smaliziata e consapevole dei propri mezzi ma questa volta anche forte di motivazioni superiori alla media: anzichè adagiarsi sugli allori e proporre un disco fotocopia del precedente, i nostri hanno infatti lavorato sodo, hanno dato sfogo a tutta la loro creatività e si sono presentati all’appuntamento con un lavoro di una complessità e di una raffinatezza a tratti disarmanti. Se già pochi anni fa era difficile inserire i Burst in un determinato genere musicale, dalla pubblicazione di “Origo” in poi sarà praticamente impossibile. Hardcore, metal, grind, progressive rock… c’è di tutto un po’ in questo “Origo”, per lo più mischiato con una coerenza spaventosa. Frammenti di generi diversi assemblati magistralmente da una band che a volte sembra essere quasi sul punto di usurpare il trono degli Opeth tanto è abile nel variare registro e nel giocare con il progressive e con la musica estrema, con le chitarre elettriche e quelle acustiche. E le voci questa volta vanno davvero di pari passo, esibendosi in urla di estrazione hardcore ma regalando anche splendide melodie… un intreccio che in canzoni come il capolavoro “The Immateria” o “Flight’s End” fa semplicemente faville! Canzoni… proprio così, i Burst ci offrono vere e proprie canzoni, non agglomerati di riff e linee vocali. Complessi e tecnici sì, ma mai esageratamente cervellotici o dispersivi: i brani durano dai tre minuti e mezzo della dirompente “Slave Emotion” ai quasi sette di “It Comes Into View” ma sono sempre fluidi e dannatamente efficaci, in grado di donare emozioni ad ogni passaggio. La produzione inoltre è a dir poco mostruosa: nitidissima, ma secca e calda, più che mai lontana da certi stilemi prettamente nordici. C’è ben poco altro da aggiungere… con “Origo” i Burst si sono rivelati ancora una volta dei musicisti in stato di grazia, un gruppo che a livello di personalità, ispirazione e carisma non ha quasi rivali nella scena odierna. Da ascoltare.