7.0
- Band: BURY TOMORROW
- Durata: 00:40:30
- Disponibile dal: 13/07/2018
- Etichetta:
- Music For Nations
- Distributore: Sony
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In tempi di vacche magre per il metalcore – con i padrini del genere in fase calante e le nuove leve per la maggior parte a corto di idee – ben vengano gruppi come i Bury Tomorrow, giunti con “Black Flame” al quarto album e sempre più lanciati nel ruolo di portabandiera della scena core, soprattutto nell’accezione più melodica del genere. Gran parte del merito va come sempre al singer Daniel Winter Bates (coadiuvato alle clean vocals dal chitarrista ritmico Jason Cameron), la cui timbrica calda non ha paragoni se non l’altrettanto inconfondibile Lajon Witherspoon dei Sevendust, ma tutta la formazione dell’Hempshire marcia compatta come se la macchina del tempo li avesse trasportati nel del Massachusetts degli anni d’oro, tra riffoni ribassati e melodie chitarristiche di scuola svedese. Certo, i fan più oltranzisti o modernisti potrebbero storcere le orecchie per la mancanza di originalità – e, per la prima volta in carriera, non si avvertono passi avanti rispetto al lavoro precedente – , ma ciò non toglie che pezzi come “No Less Violent”, la title-track, “Knife Of Gold” o “Peacekeeper” abbiano tutte le note in regola per far felici gli amanti di queste sonorità. Tra ritmiche iper-pompate, hook melodici degni degli As I Lay Dying, punteggiature elettroniche sempre funzionali (interessante sopratutto il lavoro negli outro, utili a stemperare la tensione allungando di qualche minuto la durata complessiva) e ritornelli strappa-mutande senza però mai essere stucchevoli, “Black Flame” ha tutte le note in regola per saziare l’appetito in attesa del ritorno di Lambesis e soci.