8.0
- Band: BURY TOMORROW
- Durata: 00:42:22
- Disponibile dal: 31/03/2023
- Etichetta:
- Music For Nations
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In principio era il verbo dei Bring Me The Horizon (“Sempiternal”), cui seguirono in vetta alle classifiche Architects e Asking Alexandria, mentre i coetanei Bleed From Within e While She Sleeps stanno ora recuperando il posto al sole nelle classifiche di gradimento del grande pubblico. In tutto questo i Bury Tomorrow sono sempre stati un po’ a metà del guado: dopo un paio di lavori ancora acerbi (“Portraits” e “Union Of Crowns”), la doppietta “Runes” ed “Earthbound” li ha posizionati nella mappa del metalcore, mentre i successivi “Black Flame” e “Cannibal” hanno iniziato un percorso di avvicinamento al mainstream (quello da palazzetti ed headliner ai festival, per intenderci) di cui “The Seventh Sun” rappresenta un ulteriore, e forse decisivo, tassello.
Non è un caso che questo nuovo corso sia preceduto da uno scossone significativo nella line-up: perso per strada il chitarrista ritmico Jason Cameron, per rimpiazzarlo sono stati chiamati Ed Hartwell alla sei corde ma soprattutto il tastierista Tom Prendergast, protagonista anche dietro al microfono per le clean vocals prima appannaggio di Cameron. Una mossa che potrebbe ricordare i Deftones di “White Pony”, ma per quanto questo settimo sigillo possa rappresentare il disco della svolta, il sestetto di Southampton non si è spinto così in là: la doppietta iniziale, praticamente un unicum composto dalla title-track e “Abandon Us”, mostra sì alcuni passaggi più radiofonici, ma l’assoluta protagonista resta l’ugola cartavetrata di Daniel Winter-Bates, insieme al wall of sound che non lesina breakdown e mazzate da ernia al disco.
Certamente non manca qualche passaggio più paraculo, ma per una “Begin Again” che strizza l’occhio agli ultimi Architects ecco arrivare subito dopo una “Forced Divide” dove il cantato a là Corpsegrinder, se pur addolcito da controcori melodici, sembra un buon antidoto al passaggio su Virgin Radio. Il costante e perfetto equilibrio tra queste due pulsioni – si sentano a riguardo anche il contrasto tra la potenza delle chitarre e la delicatezza degli arrangiamenti di “Wrath”, così come il climax di “Majesty” – farà felici i seguaci del metalcore melodico, e anche la scelta degli ospiti tradisce questa doppia anima: se Loz Taylor dei While She Sleeps su “Heretic” è nel segno della continuità, al contrario la giovane Cody Frost nella conclusiva “The Carcass King” personifica la nuova muta dei Bury Tomorrow, pronti a salire di livello senza rinnegare il percorso fatto finora né scimmiottare chi è venuto prima di loro.
L’apice della carriera? Sicuramente sì, sperando il settimo sole non diventi il ‘disco della fine’ nella vulgata popolare…