6.5
- Band: BURY TOMORROW
- Durata: 00.55.45
- Disponibile dal: 13/07/2012
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Il metalcore (derivazioni annesse) è il più enorme filone d’oro che le etichette hanno scovato negli anni recenti: dato sempre per spacciato, risorge in continuazione, attirando legioni di giovani fan. Ma se una band viene annunciata dai comunicati stampa come “I nuovi re del metalcore” si getta consapevolmente benzina sui carboni ardenti del pregiudizio. Essendo provenienti dall’Hempshire, costa meridionale dell’Inghilterra, viene anche automatico pensar male davanti a una stampa inglese super indulgente. Difficile dunque avvicinarsi a mente sgombera ai Bury Tomorrow, che si presentano su Nuclear Blast con un secondo album decisamente abbondante: 14 pezzi per un minutaggio che rasenta l’ora! Ci vuol poco per intuire le coordinate: melodeath più strofa gridata alternato a ritornello super-melodico, più arpeggi, più note di speranza… senza mai uscire dal seminato. Con qualche canzone in meno e quell’audacia mostrata nell’eccellente “Kingdom” (il pezzo migliore della raccolta) i Bury Tomorrow potrebbero anche inserirsi a dovere, ma in una scena dove ci sono i fondatori che riescono ancora a far la parte dei leoni (As I Lay Dying, Unearth, Shadows Fall, Underoath), c’è una seconda ondata che riesce a farsi valere (August Burns Red, The Devil Wears Prada, etc) e pure una terza che ha un inspiegabile e per molti immeritato successo (Asking Alexandria, Attack! Attack!, We Came As Romans) c’è davvero poco spazio disponibile. Chi scrive non consiglia di concederlo a una band troppo accondiscendente nella selezione dei brani, tra l’altro ancora fermamente ancorata allo schema Killswitch Engage. In sintesi: al momento con “The Union Of Crowns” i Bury Tomorrow non fanno altro che mostrare agli amanti del genere il proprio elevato potenziale.