5.0
- Band: BUTCHER BABIES
- Durata: 00.44.57
- Disponibile dal: 21/08/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Dopo aver attirato l’attenzione dell’universo metal grazie a quattro impianti in silicone, le Butcher Babies si rifanno vive con il secondo album in studio, che tenta in ogni modo di recuperare sul fattore credibilità, importante per un minimo di longevità nel mondo del metal. Eccole dunque riproporre le influenze thrash degli esordi (a detta loro) e ripresentarsi provocanti ma vestite (il minimo indispensabile, sia chiaro), arrivando addirittura ad infilare tematiche sociali nei contenuti. Il risultato è più feroce ed intenso rispetto al passato, ma non riesce ad essere incisivo per una serie di ingenuità che mostrano l’immaturità del gruppo: lo screaming delle ‘veline’ si appoggia a un riffing inefficace e ripetitivo, reso ancor più sterile e confuso dal suono ‘djent’ della produzione. Questo suono moderno, assieme ai ritornelli orecchiabili, ai breakdown occasionali e alle soluzioni melodiche va a cozzare con le dichiarazioni summenzionate, in quanto fortemente incompatibile con l’universo ‘thrash’ vero e proprio. Il contributo delle ‘Girls Gone Wild’, sfortunatamente, continua ad essere poco dinamico, impersonale e intercambiabile, tanto che all’ascolto non riusciamo a giustificare la presenza di entrambe se non per raddoppiare il coefficiente gnocca. Se nella prima metà si può anche restare sulla sufficienza, arrivati a “Marquee” – una composizione che non dovrebbe arrivare nemmeno in studio, figuriamoci su disco – si piomba nella confusione più totale, e il lavoro diventa del tutto disomogeneo e incoerente, a tratti addirittura dilettantistico viste le linee vocali scippate ai gruppi di serie A. Le gimmick nel metal esistono da sempre ma, siccome c’è chi si è spinto ben oltre nell’oltraggio al pudore, questo “Take It Like A Man”, privo del fattore porno soft, viene declassato ad un mediocre album al femminile, che con tutta probabilità segnerà la fine della collaborazione con Century Media. Se siete curiosi di sentire come suonerebbero gli In This Moment senza un minimo di direzione artistica…