8.0
- Band: BUZZOV.EN
- Durata: 00:28:20
- Disponibile dal: 29/03/2011
- Etichetta:
- Hydra Head
- Distributore: Goodfellas
Spotify:
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Kirk “Dirtckicker” Fisher era un ragazzo sbandato e disilluso del Nord Carolina che amava i Black Flag e i Balck Sabbath. La furia punk viveva in lui ma era zavorrata e annichilita allo spasimo dal pessimismo e dal tormento del doom, e infettata e degradata al limite del sopportabile da una misantropia scellerata, e da dipendenze e autodistruzioni di ogni sorta. La stessa identica cosa successe alle stesse latitudini di Fisher, a New Orleans, sempre profondo sud degli Stati Uniti, ad altri due rocker putrefatti di nome Mike Williams e Jimmy Bower. Mille miglia di distanza, stessa folgorazione: è la nascita di una nuova stirpe metallica in putrefazione. E’ la nascita del vero sludge metal, il puro suono delle paludi del sud degli Stati Uniti, dove metal, punk e southern rock si sono cimentati in un’orgia disgustosa, alimentata da alcol e droghe a metri cubi, che ha concepito un nascituro deforme e maledetto in tutto. Il profondo sud degli Stati Uniti, così crea e così distrugge. Dopo dieci anni di autodistruzione socioclasta, paranoia, degrado, live show violentissimi, arresti, prigione, alcolismo estremo (famosissime le vomitate sul palco di Fisher) e dipendenza da ogni sostanza tossica conosciuta all’uomo, il Nord Carolina si è rimangiato la sua deforme creatura e nel 2001 la “carriera” dei Buzzov-en è annegata in un degrado e in una perdizione tale che la band ha perfino “dimenticato” un album nuovo di zecca, appena registrato e pronto alla distribuzione, condannandolo ad un limbo lungo dieci anni. Quell’album si chiamava “Revelation: Sick Again”, e la HydraHead di Aaron Turner non ha resistito al sopruso e per anni si è battuta per far vedere la luce a questo maledetto album. Finalmente quel giorno è arrivato. Finalmente l’ultimo grido di dolore, l’ultimo rantolo psicotico, l’ultimo vaffanculo al mondo urlato da Krik Fisher è finalmente fra noi, rimasterizzato, riconfezionato e incazzato più che mai. “Sick again” insomma, è proprio il caso di dirlo. Questo album è il manifesto, il sigillo finale, la fotografia inguardabile di quattro esseri umani spintisi oltre il limite ultimo del degrado umano. Un degrado umano così profondo che neanche la musica è riuscita a salvarli, di fatto terminandoli come musicisti e spedendoli chi in prigione, chi a disintossicarsi e chi al manicomio. Questo album rappresenta il suono di quella condizione ultima, il dito medio alzato al cielo e rivolto alla società un secondo prima che l’ascia del boia cada inesorabile. “Revelation: Sick Again” è un album oltranzista, misantropico, cinico, strafottente, tossico e lurido in tutto. E’ puro odio concentrato. Dal crust-core mummificato di “Junkie” e “Never Again” al doom psicotico di “Locked Up” e “Lose”, al noise purtrescente di “Porch”, al blues-core purulento di “Drying Out”, gli anthem di Fisher e company sono rivoltanti. I sample utlizzati come intermezzi, di provenienza misteriosa, sono urticanti e disturbanti in maniera totale, mentre raccontano degradanti storie di suicidi, strupri e morte. I testi sono al limite dell’accettabile mentre raccontano i tormenti e i demoni di chi ha sempre vissuto ai confini della società, attanagliato da una nube alcolica-tossica di autodistruzione e paranoia. Il suono è praticamente leggendario, e il senso di fastidio e negatività che veicola lo è ancora di più. E’ il rumore di chi crea e inventa, di chi si spinge oltre, di chi distrugge per creare, di chi impazzisce e si contorce ogni secondo in più passato sulla terra. Era il 1988 quando Fisher fondò i Buzzov-en, e prima di allora c’erano solo i Melvins (ma non erano del sud, e stavano per “grungeizzarsi”). Gli Eyehategod di Bower e Williams stavano parallelemente muovendo i primi passi a New Orleans, ma non erano ancora esplosi. “Revelation: Sick Again” è dunque un documento essenziale. Una dimostrazione. Un’invenzione mostrata dal suo stesso inventore. Ascoltare materiale inedito dei Buzzov-en oggi, dieci anni dopo la loro fine, mette la pelle d’oca, e l’esecuzione spietata di un suono così abrasivo e e scoritcante per mano del suo stesso inventore è un privilegio che oggi nel mondo del metal ci è riservato sempre meno. Punk rock, blues, southern rock, doom metal, noise, crust e hardcore vengono fagocitati e divorati in un budello di feedback. Masticati, trasformati in bolo, ingurgitati, mischiati ad acido gastrico, birra, whisky, eroina, sangue e bile, e poi rivomitati senza pietà e ritegno sulla società benpensante e ipocrita. Questo è lo sludge metal, questi sono i Buzzov-en di Kirk “Dirtkicker” Fisher e “Dixie” Dave Collins. Welcome To Violence.