6.0
- Band: CADAVERIC CREMATORIUM
- Durata: 00:49:59
- Disponibile dal: 28/04/2023
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
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Durante i primi anni 2000, nella zona del bresciano, i Cadaveric Crematorium muovevano i primi passi tra sala prove e studio di registrazione. Ne sono nati quattro dischi a lungo minutaggio in poco più di una decina di anni di attività, chiudendo inoltre con un paio di apparizioni al Wacken Open Air e all’Heineken Jammin’ Fest. Nel 2012 usciva “One Of Them”, l’ultimo lavoro in studio, e successivamente del quintetto lombardo si sono perse le tracce; una decade di silenzio li ha riportati a comporre nuovamente e ad entrare in studio per registrare dei brani inediti.
Il risultato finale prende il titolo di “Zombology”, pubblicato per mano di Punishment 18/The Spew Records. La nuova formula ripercorre il repertorio passato senza grosse variazioni pratiche, ma porta il focus principale dell’ascoltatore sul concept che fa da collante, tra zombie e forme di vita aliene: un culto profano e cannibale nasce in seguito allo smaltimento di rifiuti cosmici sulla Terra, da lì un contagio prima e un’onda di zombie poi si rendono protagonista della vita su questo pianeta.
Per circa cinquanta minuti veniamo colpiti da bordate technical death tra evoluzioni di riff taglienti, soluzioni melodiche dissonanti e incastri di beat forsennati; il full-length si apre mettendo in fila “Plan Ten From The Outer Space” e “Alien Composting Putris” dai ritmi serrati e chirurgici in cui trovano inoltre spazio delle concise aperture di lead guitar, avvicinabili ai più recenti Dying Fetus. In “Nebula Noxia” vengono introdotte le prime vene melodiche che, in questo caso, sfociano in un rallentamento senza dubbio fuori contesto, in piena ondata deathcore degli ultimi anni 2000.
Per il resto, “Zombology” fila dritto senza troppi intoppi, grazie ad una prova convincente, in grado di mettere in mostra la tecnica d’esecuzione, anche a livello vocale: urla maialesche e growl aspirato si uniscono tra pazzi cambi di groove e brusche ripartenze, che accelerano verso la chiusura del disco. “Alzati E Cammina” probabilmente è il brano più riuscito e convincente, capace di discostarsi dal non necessario caos generale, in cui l’ascoltatore rischia di perdersi senza un filo conduttore definito, dato che l’ironia e la demenzialità predominano costantemente sia nei testi che nella proposta strumentale, senza seguire particolari regole o schemi. A tal proposito, “Outrombology” porta i titoli di coda dell’album, ricalcando il sarcasmo prevalente, con vari insulti in dialetto indirizzati alla band da parte di amici; il movente? Essere stati assenti così a lungo.
“Zombology” dunque, lasciando da parte qualche strafalcione presente e l’ossatura mancante che causa un ciclico leitmotiv abbastanza confuso, fatto da strutture non particolarmente organiche, disegna un impegnato tentativo di sfogare la creatività in casa Cadaveric Crematorium, ma non troppo di più. Ci auguriamo quindi che possa dar loro la possibilità di ricalpestare i palchi nel prossimo futuro.